Ogni
nave, dotata di vele, che per la propulsione
utilizza esclusivamente l'azione del vento. §I
velieri sono sempre stati costruiti in legno,
anche se nel sec.
XIX ne vennero realizzati in struttura mista a
ferro; oggi adottati quali barche da pesca e
per trasporti locali in Africa e in Asia sono
in via di rapida scomparsa; velieri dotati di
motori ausiliari (motovelieri) vengono usati
dalle marine nazionali quali navi scuola;
piccoli v. in legnami pregiati con strutture
in lega leggera e materiali plastici sono
diffusi quali navi da diporto, spesso
attrezzati con motori ausiliari.
Costruttivamente la chiglia, robusta, sostiene
le costole alle quali si fissano il fasciame e
i correnti; bagli sorreggono il fasciame del
ponte (o dei ponti) contribuendo alla
robustezza trasversale; il numero degli alberi
e delle vele, nonché la forma di queste, varia
secondo il tipo di veliero, in rapporto anche
all'epoca e al luogo in cui è (o era) diffuso.
Numerosi i tipi di v. del passato, fra i quali
celebri sono rimasti la caracca, la caravella,
il galeone, il vascello, la fregata, il
clipper e altri ancor oggi diffusi, senza
contare i v. asiatici (p. es. giunca, sampan)
e quelli mediterranei (p. es. feluca,
sciabecco, tartana). L'attrezzatura velica
determina ancor oggi il nome del veliero,
quello classico è detto nave e ha 3 alberi con
vele quadre (il terzo può portare anche una
vela aurica) e bompresso con più fiocchi;
altri tipi importanti sono la nave a palo, la
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nave-goletta,
le golette, il brigantino, lo schooner. La
guida di un v. richiede un numero
relativamente elevato di marinai specializzati
nella manovra delle vele;
la velocità di un veliero, modesta se
confrontata con quella delle imbarcazioni a
vela e più ancora con quelle delle navi a
motore, dipende dalla resistenza di forma
dello scafo e dalla superficie velica. Infatti
il vento esercita sulle vele una spinta di
forza che è proporzionale alla superficie
velica complessiva, al quadrato della velocità
del vento, e al quadrato del seno dell'angolo
che la direzione del vento fa con il piano
delle vele. Tale forza ha il proprio punto di
applicazione nel centro velico ed è
perpendicolare al piano della vela; delle sue
componenti quella diretta secondo l'asse del
veliero lo fa avanzare e ne provoca un leggero
appruamento, quella perpendicolare alla prima
lo fa "scarrocciare",spingendolo a "poggiare"
o a "orzare" secondo che il centro velico si
trovi a proravia o a poppavia del centro di
gravità del v., ciò provoca un'inclinazione
trasversale (sbandamento). Per il migliore
sfruttamento del vento, le vele debbono essere
orientate pertanto secondo la bisettrice
dell'angolo formato dal piano longitudinale di
simmetria del v. e la direzione del vento, in
modo da rendere massima la componente di
avanzamento; inoltre, con opportuna
distribuzione delle vele stesse, si può
cercare di portare il centro velico sulla
verticale per il centro di gravità in modo da
assicurare stabilità di rotta alla nave,
annullando la suaccennata tendenza poggera od
orziera senza l'intervento del timone e quindi
senza introdurre una resistenza aggiuntiva
all'avanzamento. La realizzazione di velieri
con esteso piano di deriva, elevata stabilità
di forma (scafo largo nella parte superiore) e
stabilità di peso (carichi o zavorra in basso,
in modo da ottenere un basso centro di
gravità), può minimizzare lo scarroccio e lo
sbandamento.
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