Nelle imbarcazioni a vela
la forza motrice è data dal vento che esercita sulle vele una pressione tale
da imprimere il moto alla stessa imbarcazione.
Le molecole d'
aria quando sono in moto rispetto alla superficie della terra, hanno un
movimento praticamente orizzontale ed incontrando un ostacolo, ad esempio
una vela spiegata, che supporremo piana e verticale, vi esercitano una
pressione, la cui entità è data dalla seguente formula approssimata:
F = M x A
-
Prima legge della Dinamica
( sezione della Fisica che studia il moto dei corpi) : se in un oggetto non
c'e' nessuna forza applicata perseverera' nel suo stato di quiete , ( non
si avra' ne' accellerazione ne' decellerazione).
-
Seconda legge : un oggetto
con applicata una forza accellerera' in maniera proporzionale alla forza
stessa( F= M x A).
-
terza legge :una forza
applicata ad un corpo ne corrisponde un'altra uguale e contraria.
La forza è la risultante
di Portanza + Resistenza
Forza = Portanza e Resistenza
sono una perpendicolare all'altra, calcolando la loro risultante, la somma delle
due forze, la chiameremo con il termine generico di “ Forza – Spinta “.
Portanza = Forza che va
dal basso verso l'alto permettendo ad una barca a vela di procedere
controvento.
Resistenza = Forza che si
oppone alla direzione di avanzamento della barca a vela.
Unita' di misura del vento.
Le unita' maggiormente
utilizzate sono 3:
Formula “mnimonica” per
passare da un'unita' all'altra e viceversa
Esempio:
1 ( metri)- 2( Miglia ) -3,6
( Chilometri)
1m/sec = 2 Miglia/h = 3,6
Km/h
Un vento che spira a 10 m/sec
= 20 miglia/h = 36 Km/h
La vela sotto la spinta del vento.
-
Primo: la vela
deve avere la superficie concava ed il vento deve esercitare la sua spinta
in funzione della deviazione che subisce.
-
Secondo: le
dimensioni della vela devono essere sviluppate piu' in altezza che in
larghezza.
-
Terzo: La spinta
del vento sulla vela e' variabile ( dovuto secondo la concavita' della vela
ed il suo angolo di esposizione al vento) e dalla pressione per
centimetro/quadrato data dalla forza del vento.
-
Quarto: le
pressioni sopravento e sottovento sono maggiori lungo il bordo di attacco
della vela e minore sul bordo di uscita.
La risultante totale della
“spinta “ si puo' considerare applicata in un punto posizionato a circa 1/3 del
bordo di attacco della vela.
Considerando tutta la” superficie velica” si avra' per differenza di intensita'
del vento , una concavita' , ed un ottimo angolo di esposizione al vento “
ideale “ , tale da ottenere il massimo della Spinta.
Le imbarcazioni a
vela hanno di solito due alberi, il trinchetto e la maestra, ma possono avere
anche un solo albero oppure tre alberi (in tal caso la vela dell’albero di
mezzana è detta mezzanella).
Gli alberi possono essere attrezzati con vele latine, al terzo, al quarto, a tarchia, ecc.; sono a "calcese" cioè in legno di un solo pezzo, la cui estremità
superiore ha una cavatoia con puleggia per il passaggio della drizza delle vela.
Le manovre dormienti sono due cavi di acciaio che terminano in basso con
una redancia a mezzo della quale vengono arridati alle landre o ad appositi golfari situati sulle falchette.
Le manovre correnti sono rappresentate dalle drizze delle vele e da
quella del fiocco.Considerata la vela come propulsore ed il vento come forza
propulsiva, la forza del vento può essere sfruttata interamente solo da vele
piane, ma ciò non può realizzarsi in pratica perché la forza del vento obbliga
la tela a cedere per la sua elasticità, producendo così una curvatura il cui
effetto è quello di ridurre la forza motrice.
Ogni vela ha un "centro di pressione", ogni imbarcazione, qualsiasi sia il
numero e tipo di vele, ha il suo "centro velico", che è il punto di applicazione
di un’unica forza,anche detto centro di velatura, risultante di tutte le forze
del vento che agiscono su ciascuna vela, capace di produrre lo stesso effetto di
tutte le vele.
Il centro velico non ha una posizione fissa: si abbassa, si alza, si sposta
verso prora e verso poppa, a seconda di come vengono manovrate le vele; dalla
sua posizione dipendono sia l’equilibrio della velatura, sia la stabilità
dell’imbarcazione, sia la possibilità di compiere più o meno agevolmente i
movimenti di accostata o evoluzione.
L’imbarcazione compie i suoi movimenti attorno all’ "asse verticale di
rotazione", che divide la velatura in due quartieri o sistemi velici:
sistema velico
prodiero, formato da tutte le vele che si trovano a proravia dell’asse di
rotazione e il cui effetto, oltre al moto progressivo, è di far "poggiare"
l’imbarcazione, cioè di far allontanare la prora dalla direzione da cui spira il
vento;
sistema velico
poppiero, formato da tutte le vele che si trovano a poppavia dell’asse di
rotazione e il cui effetto, oltre al moto progressivo, è di far "orzare"
l’imbarcazione, cioè di portare la prora nella direzione da cui spira il vento.
Per governare
in rotta è necessario che i due sistemi velici si facciano equilibrio, cioè il
centro velico si trovi sull’asse di rotazione, perché se è spostato verso prora,
avrà predominio il sistema velico prodiero e l’imbarcazione poggerà; se invece è
spostato verso poppa, avrà predominio il sistema velico poppiero e
l’imbarcazione orzerà.
A volte, oltre influire sulla velatura, può essere necessario un angolo
correttivo del timone.
a – Norme
generali
Prima
di mollare l’ormeggio è necessario controllare che gli alberi, le vele, gli
attrezzi, le manovre fisse e correnti e il timone siano in ordine e
funzionino bene. Nel caso che si ritenga opportuno zavorrare l’imbarcazione,
perché leggera, bisogna escludere la zavorra di pietra o di ghiaia, in
quanto oltre ad essere ingombrante sporca e, se si imbarca acqua, può fare
affondare l’imbarcazione. Una zavorra adatta è costituita dall’acqua messa
in barilotti piatti, ben rizzati sul fondo. Anche questo tipo di zavorra è
ingombrante, ma ha il vantaggio che i barilotti si possono vuotare e
riempire in pochi minuti, e, se vuoti, in caso di forte imbarco di acqua,
funzionano da casse d’aria, rendendo l’imbarcazione quasi insommergibile.
Nelle accostate, la rotazione avviene intorno ad un asse situato a proravia
dell’asse che passa per il centro di gravità; si può variare l’effetto delle
vele spostando l’asse di rotazione verso poppa o verso prora. Se si fanno
passare degli uomini verso prora, l’asse di rotazione si sposta nello stesso
senso e l’imbarcazione diventa orziera; se invece vi è uno spostamento di
peso verso poppa, l’imbarcazione diventa puggera.
Di ciò bisogna tener conto quando si vogliono equilibrare le vele, con una
razionale distribuzione dei pesi. E’ sempre conveniente mantenere
l’imbarcazione leggermente orziera.
L’equipaggio deve sempre rimanere seduto sul fondo dell’imbarcazione,
perché questa sia più stabile. Non bisogna mai sedersi sopravvento per
agguantare più vela; basterebbe il ridosso di un ostacolo per far sbandare
l’imbarcazione ed imbarcare acqua. Non bisogna mai salire sugli alberi,
anche con calma di mare e di vento, perché l’imbarcazione si può
capovolgere.
Il vento a raffiche è molto pericoloso e richiede attenta manovre alle
scotte. Nel caso si abbia andature di bolina, al sopraggiungere della
raffica bisogna orzare; se invece si tratta di salti di vento, è prudente
ammainare le vele. Con andature a vento largo, occorre poggiare, imbrogliare
la maestra e mettere il trinchetto a mezzo albero.
Si prendano i terzaruoli quando la lancia, per effetto dello sbandamento, incomincia ad
imbarcare acqua da sottovento. Il terzaruolo deve essere preso senza cambiare
andatura e senza venire all’orza.
Con vento in poppa si ammaini la vela per prendere il terzaruolo.
b – Viramenti
di bordo
Il viramento di
bordo è una manovra che ha lo scopo di portare l’imbarcazione a stringere il
vento da una mura all’altra. Per una corretta manovra bisogna rifarsi ai
concetti del centro velico e dei sistemi velici, ricordandosi che il sistema
velico prodiero tende a fare poggiare l’imbarcazione, cioè a fare allontanare la
prora dalla direzione del vento, mentre il sistema velico poppiero tende a far
orzare, cioè a far avvicinare la prora alla direzione del vento. Stabiliti
questi concetti principali, diciamo che vi sono il viramento in prora e quello
in poppa, e che, in linea di massima, a meno casi d’impossibilità, viene
preferito il viramento in prora, perché fa perdere meno cammino ed è più rapido.
Viramento di bordo
in prora
- consiste in due movimenti principali:
orzata,
cioè portare la prora al vento;
poggiata,
cioè passare alla murata opposta,
Le manovre che si
compiono sono:
Timone all’orza,
ed essendo necessario che il sistema velico poppiero porti di quello prodiero,
mollare il fiocco e portare la maestra in mezzo.L’imbarcazione continuerà ad
orzare, non appena il vento sarà quasi di prora, si mette il fiocco fuori quanto
basta per farlo prendere a collo, poi si rientra man mano per non spegnere
l’abbrivio dell’imbarcazione e, contemporaneamente, si cambierà la scotta alla
maestra.
L’imbarcazione darà la prora al vento.
Quando il vento è di prora, è necessario che l’imbarcazione poggi, cioè il
sistema velico prodiero deve portare più di quello poppiero; quindi appena il
fiocco comincerà a portare, si cambierà le scotte al trinchetto e si fileranno
quelle della maestra. Appena il trinchetto comincerà a portare si teseranno
adagio le scotte del fiocco e della maestra sulle mure e, quando si sarà
sull’andatura voluta, si borderà prima il fiocco e poi la maestra.
Viramento di bordo
in poppa - consiste in due movimenti principali:
di poggiata
per far allontanare la prora dalla direzione del vento;
di orzata
per avvicinare la prora alla direzione del vento sino a prendere la voluta
andatura opposta alla precedente.
Le manovre che si
compiono sono:
-
Timone alla puggia e, dovendo il sistema velico prodiero portare
più quello poppiero, filare la scotta della maestra in modo che questa porti
poco. L’imbarcazione poggerà.
-
Appena il vento è l’anca, perché il sistema prodiero abbia un
maggiore effetto, mollare la scotta della maestra per imbrogliare la maestra.
L’imbarcazione continuerà nel suo movimento di puggiata.
-
Appena il vento è in fil di ruota, occorre che il sistema velico
poppiero abbia preponderanza su quello prodiero. Bordare allora la maestra sulle
nuove mure, cambierà le scotte al trinchetto e mollare il fiocco.
-
Man mano che l’imbarcazione a venire sulle mure, si cambiano le
scotte al fiocco, e si filino assieme a quelle del trinchetto.
-
In un secondo momento si teseranno adagio in maniera che
l’imbarcazione raggiunga la voluta andatura con i sistemi velici in equilibrio.
c – Bordeggio
Quando la
località che si deve raggiungere si trova nelle direzione dalla quale spira il
vento, ovvero l’imbarcazione non può dirigere direttamente su di essa, occorrerà
avvicinarsi percorrendo un cammino a zig-zag, formato da successivi viramenti di
bordo in prora, in maniera che l’ultima bordata sarà quella che l’avrà portare
sulla meta.
La bordata è il
tratto che percorre l’imbarcazione a vela tra una virata di bordo e la
successiva.
Quando
il vento spira dalla direzione che si vuole raggiungere, la maggiore o minore
lunghezza delle bordate non influirà sulla lunghezza del cammino da percorrere;
ma, se il vento non spira direttamente dalla meta, si faranno lunghe bordate che
si avvicinano ad essa, e si limiteranno quelle che se ne allontanano.
L’andatura di
un veliero è determinata dall’angolo che la direzione del vento forma con la
direzione della prora, sia che il vento provenga dalla dritta sia dalla
sinistra. Si hanno le seguenti andature:
Stretto o di
bolina
– quando il
vento forma con la prora un angolo di circa sei quarte (67° 30’) per le vele
quadre; di circa quattro quarte (45°) per le vele di taglio (auriche e latine).
La diversità dell’angolo è dovuta all’impossibilità di bracciare maggiormente i
pennoni, perché vanno ad urtare contro le manovre fisse.
Di buon braccio
– quando il
vento forma con la prora un angolo compreso tra 6 e 8 quarte l’andatura di
bolina e quella a mezza nave.
A mezza nave o
al traverso
– quando il vento forma con la prora un angolo di 8 quarte (90°),
in direzione perpendicolare alla chiglia " vento al traverso".
Largo
– quando il
vento forma con la prora un angolo compreso tra le 8 e 11 quarte (tra 90° e
125°).
Gran largo
– quando il
vento forma con la prora un angolo compreso tra 11 e 15 quarte (tra 125° e
170°).
In poppa o in
fil di ruota
– quando il vento forma con la prora un angolo tra i 15 e 16 quarte
(tra 170° e 180°).
Nelle prime tre
andature la nave subisce uno scarroccio, del quale bisogna tener conto nel
seguire la rotta, mentre nelle altre andature il movimento è quasi nullo.
Il governo della nave consiste in quel complesso di manovre combinate del
timone e delle vele per cui viene seguita la rotta stabilita, In base alle
andature è necessario dare alle vele un orientamento tale da sfruttare al
massimo l’effetto della propulsione del vento e di avere il minimo di scarroccio.Tale
scopo viene raggiunto teoricamente quando la vela orientata in modo da fare con
la prora un angolo uguale a metà di quello che la stessa prora fa con la
direzione del vento. Praticamente però, nelle andature che vanno da bolina a
mezza nave, la vela deve essere orientata in modo da formare con la direzione
del vento un angolo non superiore ai 10°. A seconda delle varie andature,
l’imbarcazione subisce uno scarroccio, che è massimo nelle andature di bolina, e
diminuisce man mano fino ad annullarsi in quello di "largo e gran largo". Sono
queste ultime andature quelle che imprimono all’imbarcazione la massima velocità
perché le vele "portano bene". Lo scarroccio è lo spostamento laterale, dovuto
al vento, di una imbarcazione, verso sottovento, cioè dalla parte opposta a
quella da dove spira il vento, pur conservando il moto progressivo che gli
imprimono i suoi propulsori. L’imbarcazione percorre in tali condizioni un
cammino che, rispetto alla direzione della chiglia, è deviato di un angolo che
può essere determinato osservando la scia che si allontana dalla poppa
inclinandosi dal lato da cui spira il vento. L’angolo formato dalla direzione
della scia e quella della chiglia chiamasi: "angolo di scarroccio" . La deriva
invece è lo spostamento laterale che un galleggiante subisce per l’azione della
corrente marina; si vedrà in nautica che tale spostamento si misura rispetto al
fondo del mare, se invece ricevono il vento sulla loro superficie rivolta verso
prora, cioè se sono "a collo", il moto progressivo si cambia in moto retrogrado,
mentre restano immutati tutti gli altri effetti.
Ricordare che:
Il
timone ha i suoi effetti solo quando la nave è in moto o abbrivata;
lo sbandamento fa divenire la nave orziera;
l’orientamento delle vele deve essere tale che la nave abbia il massimo effetto
di propulsione ed il minimo scarroccio;
il vento che spira da una direzione può variare: se l’angolo che forma con la
prora aumenta, significa che gira verso poppa o "ridonda"; se invece l’angolo
diminuisce, significa che gira verso prora o "rifiuta". Se il vento ridonda, la
nuova andatura si ottiene aumentando l’angolo che i pennoni fanno con la
chiglia; se il vento rifiuta, bisogna diminuirlo.
Vento ritonda:
Il vento ritonda e' il contrario
di rifiuta, indica il ruotare del vento,un cambio di direzione in modo tale
che,l'andatura diventa piu' poggiata pur mantenendo la stessa rotta. Si
dice inoltre che il vento “ da buono” ovvero un cambio di direzione del vento
sulla vela con angolo maggiore.
Questo cambiamento di direzione del vento, e' detto “ buono “, regolando
opportunamente la vela o la rotta.
Il velista , con una veloce e rapida regolazione della vela , mantenendo
possibilmente la rotta costante, evita la caduta di pressione ed una riduzione
della portanza.
Se dovesse accadere la caduta di pressione sottovento si va incontro:
1) una
riduzione della portanza
2) viene
a generarsi una forza di sbandamento
cio' comporta: una perdita di velocita' e difficolta' di manovra con il timone,
la barca non e' piu' manovriera quindi una riduzione di avanzamento.
Nota:Portanza-Resistenza
Portanza: si ha quando l'angolo di incidenza tra il vento e la vela e'
piuttosto piccolo ( 15 gradi) per limitare la formazione di vortici.
Resistenza: e la pressione esrcitata dal fluido sulla lama in senso
perpendicolare al flusso del fluido.
Regime di portanza: si ha quando l'angolo di incidenza di bolina (15-30 gradi)
e dallo scorrimento laminare , fa si che“ la pressione sara' sopravento e
la depressione sottovento”.
Azione del vento sulla vela
Sia SS la traccia di una vela, supposta piana e verticale,
con G suo baricentro, e sia VG la risultante di tutte le forze del vento che
colpiscono la vela, cioe’ la FORZA MOTRICE DEL VENTO supposto orizzontale;
essendo VG normale al piano della vela, il suo punto di applicazione,detto
CENTRO di PRESSIONE o CENTRO VELICO “C”, per la simmetria ed uguaglianza delle
forze componenti, coincidera’ con il baricentro “G”. Tutta la forza “VG” sara’utilizzata
come forza motrice.
Se, invece, la forza del vento e’
rappresentata,in direzione di intensita’, da”V’G”; ossia il vento forma,in
questo caso,un angolo di incidenza “ i “ con la normale della vela, si puo’
scomporla in due componenti: “ V”C “, che, essendo normale alla vela, e’ quella
che imprime il moto all’imbarcazione e che viene, percio’, chiamata COMPONENTE
UTILE del vento; “ V”’C “, la quale, per essere parallela alla vela stessa, non
ha alcun effetto.
Le molecole d’aria, rappresentate
dalla “ V’C “ e dalle parallele ad essa,incidendo la vela sotto l’angolo “ i “,
vengono riflesse dalla parte opposta alla normale sotto l’arco “ r “, uguale ad
“ i “. Si verifica allora che la velocita’ delle molecole d’aria in arrivo e,
quindi, l’intensita’ delle forze incidenti verra’ diminuita dalla presenza delle
molecole riflesse; questa diminuzione sara’ maggiore dove sono piu’ numerose le
particelle riflesse, cioe’ dalla parte opposta alla sorgente del vento. A causa
di questo fatto si avra’ una presione minore – sottovento -, ed il centro
velico,pertanto,si sposta – sopravvento – da “ G “ in “ C “.
Concludendo, si ha:
La componente
utile della forza del vento e’ sempre
normale alla vela.
Il
centro di pressione o centro velico si trova sempre sopravvento al baricentro
della vela.
Centro di
pressione e baricentro della vela coincidono soltanto se la direzione del vento
e’ normale alla vela.
Si dice che un
veliero è in panna quando le vele di un quartiere sono importare mentre
quelle dell' altro sono a collo, perciò la nave rimane quasi stazionaria e
scarroccia molto, ricevendo il vento in torno a 7 quarte dalla prua.
La panna si prende
con l’andatura di bolina, perciò, nel caso si corra con altre andature, bisogna
prima stringere con le mure convenienti. La scelta della panna dipende sia dalle
qualità nautiche della vela, sia dallo scopo della manovra. I motivi per i quali
un veliero mette in panna sono:
mettere a mare un’imbarcazione
dare e prendere rimorchio
caponare o traversare un’ancora
salvare un uomo caduto in mare
scandagliare, cioè misurare la
profondità del mare
La panna è
distinta dalla vela di gabbia che è messa "a collo" e dalle mure
secondo le quali e presa
panna sul parrocchetto controbracciato o in
croce
panna sulla gabbia controbracciata o in croce
panna
sulla contromezzana controbracciata o in croce
La cappa si ha
quando per la violenza del tempo, il veliero, nonostante la riduzione di
velatura fatta, giudica pericoloso continuare nella sua rotta perché teme
danni allo scafo, all’alberatura, al carico, alle persone, stare alla cappa
significa sostenere il cattivo tempo, ricevendo il vento poco a proravia del
traverso, con velatura ridotta al minimo. In queste condizioni la nave ha
pochissima velocità in avanti mentre ha molto scarroccio, anche per effetto
del vento e del mare sullo scafo e sull’attrezzatura. Lo scopo della cappa è
di creare tra la nave e le onde un ostacolo che la mette al riparo. Infatti,
il bastimento scarrocciando molto lascia da sopravvento la sua scia (rèmora)
che lo salvaguarda dai colpi di mare, perché le onde vive si trasformano in
mare morto o lungo quando giungono nella remora. La remora ha il suo
maggiore effetto protettivo quando rimane al traverso o poco a poppavia del
traverso, perciò bisogna fare in modo che il veliero scarrocci presso a poco
nel letto del vento.
Le vele da tenersi nella cappa dipendono dall’intensità del cattivo tempo e
delle qualità nautiche del bastimento (cappa di buon tempo e cappa secca).
Terminologia riguardante le imbarcazioni a
vela
1) Sopravvento, il lato da cui spira il vento
2) Sottovento, il lato opposto a sopravvento
3) Orzare, l’avvicinarsi della prua alla direzione da cui spira
il vento,il suo movimento e’ l’orzata
4) Poggiare, l’allontanarsi della prua dalla direzione da cui
spira il vento, il suo nome e’ la poggiata
5) Abbattere, il muoversi angolarmente di un’imbarcazione intorno
al suo asse verticale da uno o dall’altro lato,voce usata particolarmente quando
il suo movimento,detto “abbattuta”,e’ dovuto all’effetto delle vele
6) Vela in portare, quando il vento colpisce la superficie
poppiera della vela: - l’imbarcazione avanza
7) Vela a collo,quando il vento colpisce la superficie prodiera
della vela: - l’imbarcazione retrocede
8) Vela in filo o in ralinga o sventata, quando la vela non e’ in
portare ne’ a collo, ossia e’ orientata nella stessa direzione del vento, la
vela fileggia, cioe’ sbatte
9) Vela bordata in mezzo, quando l’orientamento della vela e’
per chiglia
10) Vela bordata tutta fuori, quando il suo orientamento e’ per
madiere
11) Vela bordata di fianco,quando il suo orientamento e’
intermedio fra i due precedenti
12) Mure a dritta (mure a
sinistra) quando il vento spira da dritta (quando il vento spira da
sinistra)
13) Cambiare mure, quando da mure a dritta si passa a mure a sinistra, o
viceversa
14) Stabilire le vele, il mollare,
bordare ed orientare le vele al vento
·
Considerando che – una massa d’aria, incidendo una data superficie, ha
massimo effetto motore quando viene riflessa in direzione opposta a quella
verso cui si vuole far muovere la superficie-,si deduce che, dovendo essere
: i = r , che “ CN “ e’ la normale alla superficie,la quale,
necessariamente, risulta orientata come SS: cioe’ in questa posizione la
superficie velica sfrutta al massimo la forza motrice del vento che ha come
direzione VC .
·
Si deduce:
Il migliore orientamento di una vela si ha quando la sua superficie risulta
bisettrice dell’angolo prodiero formato dall’asse longitudinale e dalla
direzione del vento in arrivo.
·
Definizioni:
Centro velico o centro di pressione “C” e’ il punto di applicazione della
risultante delle forze del vento agenti su di una vela.
·
Centro di
deriva o centro di resistenza laterale della carena “ Cd” e’ il centro di
figura del piano di deriva, che e’ la proiezione della superficie – immersa –
della carena sul piano longitudinale.
·
Se, invece
di considerare una vela soltanto,s’intende tenere conto di tutta la velatura,
ossia del complesso delle vele di cui e’ armata l’imbarcazione,si hanno le
seguenti definizioni:
·
Centro di
velatura “ C.V.” e’ il punto di applicazione della risultante delle forze del
vento agenti su tutta la velatura.
·
Piano di
velatura “ P.V.” e’ la somma delle superfici delle singole vele. |