Mezzo navale capace di immergersi e navigare
anche sott'acqua, a differenza del sottomarino
che è progettato e costruito per operare
prevalentemente sott'acqua. I due termini
vengono spesso considerati sinonimi.
Storia
Prototipi dal sec. XV alla fine del sec. XIX
L'aspirazione dell'uomo a navigare o a
lavorare sott'acqua è antichissima e molti
tentativi sono stati fatti a questo scopo:
basti ricordare i progetti di L. da Vinci e R.
Valturio (sec. XV), di W. Bourne (1578), A.
Ramelli (1588); il primo sommergibile in legno
che effettivamente fu realizzato, sebbene
senza alcun seguito, fu quello dell'olandese
C. von Drebbel (1624), mosso da remi azionati
da 12 vogatori e che trasportò 8 passeggeri
avventurosi. Un notevole passo avanti si
registrò nel sec. XVIII con il battello
costruito dall'americano David Bushnell nel
1775 e denominato Turtle (Tartaruga): era a
doppio guscio, a forma di tartaruga, propulso
da 2 eliche manovrate a mano da un solo uomo e
fu impiegato nel 1776 nella guerra
d'indipendenza americana contro il vascello
britannico Eagle, senza risultato pratico. Nel
1797 l'americano Robert Fulton propose a
Washington un battello sottomarino propulso a
vela e/o a elica azionata da uomini, ma il
progetto non fu accettato; lo stesso
Fulton,
nel 1800, realizzò il suo battello in Francia
e sulla base di tale esperienza costruì nel
1801 un mezzo più efficiente, propulso solo da
elica, il Nautilus, che alle prove pratiche
ebbe notevole successo. Il sommergibile, da
tale epoca, venne considerato non più come un
semplice mezzo navale ma solo quale unità
bellica e in tal senso si volsero studi e
ricerche nel sec. XIX che portarono in
Francia, nel 1863, al battello di L. Bourgois
e C. Brun, il Plongeur (Tuffatore), con
propulsione a elica mossa da motrice ad aria
compressa, che però, per il non felice esito
delle prove, non ebbe seguito. In America
vennero studiati battelli-torpedine,
denominati David, propulsi da eliche azionate
a vapore, armati con una torpedine ad asta che
doveva essere fatta scoppiare arrivando a
pochi metri dal bersaglio. Le idee andavano
intanto precisandosi. Negli Stati Uniti
comparvero i battelli di Simon Lake e di John
P. Holland; quest'ultimo riuscì anzi a
organizzarne la costruzione su scala
industriale, vendendone anche all'estero. La
propulsione in superficie era assicurata da
macchine alternative o da motori a combustione
interna; quella subacquea da motori elettrici,
con velocità massime intorno ai 5 nodi e
autonomia di varie ore. Lo sviluppo del motore
Diesel fece intravedere la possibilità di
aumentare notevolmente l'autonomia complessiva
del mezzo subacqueo, rendendolo capace di
navigare a lungo in superficie e ricaricare
contemporaneamente gli accumulatori per la
navigazione in immersione. Dagli inizi del
Novecento alla fine della seconda guerra
mondiale Con il sec. XX importanti
realizzazioni si ebbero in Germania, negli
U.sommergibileA., in Italia, dove il Laurenti
creò sommergibili (tipi Glauco, 1905; Foca,
1908; Medusa, 1911) riprodotti in serie
numerose per diverse marine. All'inizio della
I guerra mondiale i sommergibili avevano
dislocamenti in superficie compresi fra le
200¸300 t e le 700¸900, con potenze installate
di 700¸3000 CV. Raggiungevano la velocità
massima di 12 nodi e avevano un'autonomia da
2000 a 5000 miglia. Gli apparati erano ormai
indirizzati verso una combinazione di motori a
combustione interna e motori elettrici. Quanto
all'armamento, ci si orientò verso il siluro o
la mina, con l'aggiunta di un cannone di
piccolo calibro (raramente due). La Germania
puntò molto sul sommergibile utilizzandolo sia
per l'offesa sia per rompere il blocco e
importare almeno il materiale necessario alla
produzione bellica, mise inoltre in cantiere
oltre 800 unità e riuscì a metterne in linea
349. L'Inghilterra non confidò molto nella
guerra sottomarina, ma costruì sommergibili
destinati alla caccia dei sommergibili nemici.
L'attività degli U Boote tedeschi fu tale che
dall'agosto 1914 all'ottobre 1918 portò
all'affondamento di 22.326.000 tonnellate di
naviglio mercantile (comprese molte navi
neutrali), mentre dovette subire la perdita di
186 unità. Ma alle perdite subite gli Alleati
risposero con un incremento tale di produzione
delle navi di superficie (apporto essenziale
fu quello statunitense) che vanificò la lotta
tedesca. All'inizio della II guerra mondiale
erano in servizio, nelle marine belligeranti o
destinate a diventarlo, 706 sommergibili, di
cui 105 italiani, 100 americani, 77 francesi,
65 giapponesi, 58 britannici e 55 tedeschi. Il
massimo aumento fu conseguito, durante la
guerra, dalla Germania,
|
che completò
circa 1500 battelli perfezionando molto le
loro caratteristiche. Essa perdette tuttavia
785 sommergibili, pur riuscendo a distruggere
21.570.720 tonnellate di naviglio mercantile e
militare in tutti i mari.
Storia
Il il secondo dopoguerraNel secondo
dopoguerra, il notevole sviluppo del mezzo
aereo, che consente lunghi voli di
ricognizione in mare aperto, il
perfezionamento dei sistemi elettronici di
ricerca subacquea e, successivamente,
l'importanza e diffusione dei missili,
portarono a un radicale cambiamento nella
filosofia sia costruttiva, sia d'impiego del
sommergibile basata soprattutto sulla
possibilità di poter navigare restando sempre
in immersione a una profondità tale da non
essere facilmente individuabile dalla
ricognizione e di possedere una grande
autonomia operativa che consentisse, tra
l'altro, l'uso delle nuove armi missilistiche;
la messa a punto di sistemi di propulsione che
utilizzano l'energia nucleare permise la
realizzazione di tali battelli, veri e propri
sottomarini in grado, tra l'altro, di navigare
a elevata velocità a grande profondità senza
necessità di rifornimenti, restando sempre
immersi per tempi molto lunghi. Nel 1955 entrò
in servizio nella marina degli Stati Uniti il
Nautilus, impostato già dal 1952, primo
sottomarino propulso da turbine a ingranaggi
di 16 000 CV di potenza, che azionavano
l'elica e che erano alimentate da un reattore
nucleare ad acqua pressurizzata; dislocava
4000 t, aveva una velocità di 20 nodi in
immersione e un'autonomia di oltre 90 mila
miglia. A partire dagli anni Sessanta, gli
Stati Uniti vararono sottomarini atomici
sempre più perfezionati; nello stesso periodo
anche nelle marine sovietica, inglese e
francese entrarono progressivamente in
servizio sottomarini analoghi; ebbe così
inizio tra Usa e Urss una sorta di corsa al
"gigantismo" di tali mezzi sub acquei e alla
loro specializzazione rispetto all'impiego;
questi battelli, per le loro caratteristiche,
segnarono la diversità che esiste fra un mezzo
in grado d'immergersi e operare a "pelo
d'acqua", cioè un sommergibile, e uno capace
di navigare in permanenza sott'acqua e di
operare stando immerso anche a parecchie
decine di m di profondità, ossia un
sottomarino. Contemporaneamente allo sviluppo
di sottomarini nucleari sempre più grandi da
parte delle marine occidentali, si impose la
tendenza a realizzare sommergibile destinati
alla ricerca e alla distruzione dei portatori
di missili balistici: erano i cosiddetti
"hunter killer". Anche per questi battelli,
però, la diminuita importanza dei sommergibili
missilistici, dovuta agli accordi per il
disarmo prima e ai mutamenti politici
conseguenti alla caduta del Muro di Berlino
poi, impose un fermo nella ricerca di
tecnologie più avanzate nella caccia
antisommergibile. Lo sviluppo delle tecnologie
necessarie per costruire i sottomarini permise
anche progressi nella costruzione di
sommergibili tradizionali e nella costruzione
di mezzi subacquei per uso civile e/o
militare, quali i batiscafi e i
minisottomarini (un tempo detti "sommergibili
tascabili"): i primi sommergibili tascabili,
cioè con dislocamento non superiore alle 50 t
ed equipaggio di 2-3 persone, comparvero nel
corso della II guerra mondiale; erano propulsi
da motori elettrici alimentati da batterie,
avevano un'autonomia massima di 3-5 ore a 6
nodi di velocità, erano armati con due siluri.
Oggi, nella marina degli Stati Uniti sono in
servizio minisottomarini tipo Aluminat e NR.
Concettualmente sommergibili e sottomarini
sono molto simili in quanto per scendere e
navigare sott'acqua questi mezzi devono
annullare la propria riserva di spinta
idrodinamica: ciò si ottiene imbarcando acqua
marina in appositi compartimenti (casse), che
viene espulsa quando il battello deve risalire
in superficie, dove può galleggiare anche con
tutta la tolda (parte superiore) fuori
dall'acqua. Per ciò che attiene il
comportamento vengono presi in considerazione
il "battello dosato" e il "battello in
immersione", cioè le condizioni in cui si
trova il mezzo quando è in superficie e quando
è sott'acqua (nonché nelle fasi di immersione
e di emersione): il primo è il battello
completamente allestito con tutti i carichi
mobili e l'armamento, il secondo è quello che
in più ha il peso dell'acqua imbarcata nelle
casse e/o i doppi fondi; la stabilità del
battello dosato è simile a quella delle navi
di superficie ma con il valore massimo nel
diagramma di stabilità intorno a 70º e angolo
di capovolgimento di molto superiore a 90º.
L'attenzione dei costruttori è rivolta
soprattutto a garantire le migliori
prestazioni dei battelli nelle loro "naturali"
condizioni operative, cioè sott'acqua; allo
scopo sono state studiate forme dello scafo
tali da ridurre al massimo l'attrito con
l'acqua, eliche che minimizzino la turbolenza
di scia e la rumorosità, apparati di bordo nei
quali siano contenute le cause di vibrazione,
attrito, martellamento e simili, nonché nuove
leghe metalliche di acciaio ad alta resistenza
in grado di far sopportare alle strutture le
elevate pressioni cui viene sottoposto lo
scafo immerso. La comunicazione con l'esterno
avviene tramite vani chiusi dalle due parti;
il principale di questi comunica con una
sovrastruttura a forma di torretta (vela)
situata in posizione centrale nei sommergibili
e verso prora nei sottomarini; in questa si
trovano i duplicati degli apparati di comando
e guida per la navigazione in emersione e
attraverso, o lungo, di essa passano alcune
apparecchiature (periscopi, snort, ecc.) e/o
gli alberi di vari dispositivi elettronici.
Per le manovre di immersione ed emersione, e
per restare sott'acqua, ogni battello utilizza
l'allagamento o l'esaurimento di alcuni volumi
ricavati nello scafo, detti casse, distribuiti
in genere nella parte inferiore e nelle zone
prodiera e poppiera: le casse di zavorra, di
cui le principali situate a poppa e a prora,
consentono al battello di affondare e rimanere
immerso a una data quota quando sono piene
d'acqua; casse di zavorra sono anche i "doppi
fondi" tra scafo leggero e scafo resistente
nei sommergibile, necessari per una più rapida
immersione di questi battelli di peso
limitato; la cassa di rapida immersione, detta
anche di disimpegno, posta di norma i n basso
e centralmente, permette un ulteriore
appesantimento per consentire una veloce
immersione o il passaggio dalla quota
periscopio a quella di sicurezza (disimpegno);
la cassa d'emersione, quando è più o meno
vuota, permette al battello con tutte le altre
casse vuote di
|
galleggiare
con la sola vela o anche con la tolda fuori
dell'acqua; la fuoriuscita dell'acqua si
ottiene immettendo nelle casse aria a 200-220
atmosfere, contenuta in bombole ricaricabili
tramite i compressori di bordo; si può
favorire un parziale esaurimento delle casse
imprimendo al battello una forte velocità
ascensionale in traiettoria trasversale, il
che permette il loro svuotamento a pelo
d'acqua usando aria a bassa pressione aspirata
dallo snort e convogliata tramite
turbosoffianti. Durante la navigazione
subacquea è necessario var iare l'assetto del
battello in funzione della densità dell'acqua,
delle correnti sottomarine, degli eventuali
ostacoli nonché dell'esaurimento dei carichi
consumabili (combustibili, olio lubrificante,
viveri, acqua dolce, ecc. e, se del caso,
missili e siluri): ciò si ottiene sfruttando
la variazione della quantità d'acqua contenuta
in particolari casse, dette di assetto, o il
trasferimento di questa in altre casse, dette
di compenso; questo si attua con le "pompe di
assetto" che servono sia a travasare, sia a
scaricare l'acqua fuori bordo; in tal modo si
mantiene un costante equilibrio fra peso del
battello e spinte esterne, che garantisce
l'assetto voluto. Comuni ai sommergibili e ai
sottomarini sono i mezzi di governo, sebbene
nei secondi siano molto più sofisticati: il
timone di direzione ha forma verticale con due
pale ed è situato a poppa in prossimità
dell'elica; per le variazioni di quota si
usano due coppie di timoni orizzontali, detti
di profondità, situate una a poppa vicino
all'elica e l'altra sulla vela oppure a prora.
In immersione, il controllo della rotta viene
seguito tramite apparati elettronici che
forniscono su di uno schermo una
rappresentazione tridimensionale dell'assetto,
della velocità e dell'orientamento del
battello; in genere si utilizzano sistemi
analogici simili a quelli in uso sugli
aeroplani, basati su linee di riferimento nei
piani verticale e orizzontale e su curve di
raggio opportuno. Più o meno numerosi e
complessi sono i sistemi ausiliari che
comprendono essenzialmente gli impianti
elettrici e idraulici che forniscono la
potenza per tutti gli apparati di bordo e per
la loro manovra. Tipico è il periscopio,
strumento ottico per osservare al di sopra
della superficie del mare da una profondità
tra i 5 e i 14 m (quota periscopio): di norma
esistono almeno due periscopi, uno di
esplorazione e uno di attacco. Completano gli
apparati di bordo strumenti e apparecchi.
Tecnica
C caratteristiche proprie dei sommergibiliLa
produzione di sommergibile, battelli
tradizionali, seppur con prestazioni avanzate,
continua per le marine di quei Paesi non in
possesso di armi nucleari ma anche nelle
altre. Caratteristiche distintive dei
sommergibili sono il sistema di propulsione
Diesel-elettrico e la presenza di un doppio
scafo leggero che circonda parzialmente o
totalmente quello resistente, necessario per
creare ampi doppi fondi che, riempiti d'acqua,
appesantiscono questo battello dal peso
proprio limitato: le strutture di sostegno del
fasciame dello scafo leggero poggiano sulle
costole di quello resistente che, allo scopo,
sono esterne; esiste un doppio fondo tra i due
scafi il cui fasciame è sorretto da
paramezzali e madieri, nel quale si trovano,
oltre alle casse di zavorra, anche i serbatoi
del carburante e dell'olio lubrificante; la
vela, di solito posta in posizione centrale,
è, come la prora (a forma di testa di
capodoglio e talvolta a goccia) e la poppa,
quasi sempre a struttura non resistente; le
appendici di carena sono ridotte al minimo.
L'apparato motore è costituito da almeno due
gruppi Diesel-generatori che alimentano un
motore elettrico di potenza massima fino a
5000 CV, che aziona un'elica di norma del tipo
a sette pale uncinate; due o più batterie di
accumulatori ricaricabili tramite i
generatori, consentono la navigazione in
profondità col solo motore elettrico; per
navigare sott'acqua a una quota superiore
rispetto a quella periscopica (4-6 m dal bordo
della vela) viene utilizzato lo speciale
dispositivo per l'aspirazione dell'aria e
l'espulsione dei gas di scarico. Le velocità
massime raggiungibili sono: 25 nodi in
immersione con le batterie (autonomia di 15
miglia), 10-12 nodi navigando in superficie,
condizione che permette di superare autonomie
di 8000 miglia. Le dimensioni
|
variano da 60
a 90 m di lunghezza con diametro di 7-8 m; la
quota massima di profondità raggiungibile è di
300 m; il dislocamento varia tra le 1000 e le
2000 t; l'equipaggio non supera di solito le
50 unità. L'armamento è costituito da più tubi
lanciasiluri allagabili, per siluri
convenzionali dei tipi propulsi a elica
inerziali o ad autoguida acustica oppure
filoguidati, nonché da mitragliere antiaeree e
spesso da un cannone di medio calibro
installato nella vela e, in alcuni tipi, anche
da una rampa per missili mare-aria. I
sommergibile sono idonei per il pattugliamento
e la difesa subacquei e per l'attacco alla
posta di navi di superficie e anche per la
posa di mine; tuttavia, la notevole
manovrabilità e le ridotte dimensioni li
rendono mezzi temibili anche per azioni di
commando lungo le coste.
|