Ciascuno
di quei luoghi, comprendente uno specchio
d'acqua riparato, dove le navi possono
rifugiarsi, rifornirsi, imbarcare e sbarcare
merci o passeggeri, effettuare manutenzioni,
riparazioni, ecc.: porto d'armamento, quello
dove sono immagazzinati i pezzi di rispetto di
una nave mercantile; qui essa sosta per le
riparazioni, gli approvvigionamenti, ecc.;
porto di caricazione, quello in cui la nave
mercantile imbarca le merci; porto chiuso,
quello con entrata lunga e tortuosa, o che, in
date condizioni, ha la bocca non agibile;
porto di immatricolazione, quello dove ha sede
il compartimento marittimo presso cui la nave
è immatricolata; il suo nome è indicato a
poppa, sotto quello della nave; porto di
pesca, quello attrezzato per il naviglio
peschereccio; porto di puggiata, di rifugio,
di rilascio forzato, quello dove la nave
ripara per sfuggire al maltempo; porto di
rilascio, quello dove la nave sosta per
rifornirsi o per il riposo dell'equipaggio;
porto di scalo, quello che la nave tocca,
perché previsto nel suo itinerario
commerciale; porto turistico, porticciolo noto
come marina. Per estensione, il complesso
degli edifici e delle attrezzature adibiti
alle operazioni di sbarco e imbarco, di
rifornimento e riparazione delle navi e anche
la città stessa in cui il porto ha sede.
Tecnica delle costruzioni
I porti possono sorgere in baie, insenature,
golfi, rade che si prestano, per loro
conformazione, allo scopo (porti naturali), ma
si possono ricavare, con opportuni lavori di
sterro e protezione, su coste aperte (porti
artificiali). Oltre a porti marittimi, si
possono costruire porti nel tratto finale di
idrovie naturali o artificiali (porto
d'estuario, porto-canale), o in un tratto
interno di esse (porti fluviali), entro lagune
(porti lagunari), laghi, ecc. Quando
possibile, il porto viene costruito in zone
protette da un ridosso naturale, con acqua
profonda sino alla riva; spesso, però, occorre
completare, o ampliare, la protezione
naturale, o crearne una artificiale, in quanto
la prima è praticamente inesistente, con opere
di difesa, o foranee, o esterne; queste
vengono realizzate in re lazione alle
caratteristiche geog rafiche del luogo, nonché
al suo regim
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e idraulico,
quale è determinato, per esempio, da correnti,
maree, moto ondoso, ecc. Di frequente è anche
necessario dragare opportunamente il bacino
portuale, al fine di realizzare i fondali
richiesti. Per ciò che riguarda il regime
idraulico, quando, come nel Mediterraneo, le
escursioni di marea sono relativamente
modeste, non sussistono particolari problemi
per l'attività portuale; vi sono tuttavia
luoghi, come per esempio sulla Manica e sulle
coste orientali canadesi, in cui tali
escursioni possono superare i 10 m; la
realizzazione di porti in tali località crea,
ovviamente, non poche difficoltà. Le opere
foranee costituenti la cintura esterna del
porto, comprendono antemurali, dighe,
frangiflutti, moli, disposti in genere secondo
gli schemi seguenti: cinta a pianta poligonale
o curva, con una o più bocche rivolte alla
traversia, ridotta in particolare a due moli
convergenti in un'unica bocca, pure rivolta
alla traversia; moli convergenti, con bocca
protetta dal molo principale o soprafflutto;
il bacino compreso fra i due moli forma il
porto interno, cioè la zona più a ridosso,
mentre la zona esterna adiacente al molo
secondario, protetta anch'essa dal molo
principale, costituisce l'avamporto; moli
convergenti, con bocca protetta da antemurale;
molo unico, rad icato alla riva. Soprattutto
nei orti-canale, le opere esterne sono di
regola formate da due moli paralleli,
opportunamente orientati, detti moli
guardiani. Soluzioni diverse de bbono essere
adottate per quei porti situati in luoghi dove
le variazioni di marea superino i 4 m: tali
porti sono, in genere, del tipo "a marea"
oppure "a livello quasi costante". Nel primo
caso occorre tener conto delle forti correnti
di marea per cui, secondo la linea di costa,
si adot tano moli converg enti con bocca
ridotta al minimo e rivolta alla traversia,
oppure (nel caso di baie) un solo molo
radicato a riva la cui parte iniziale è
conformata a viadotto onde favorire l'azione
della corrente di riflusso contro
l'interramento; in ogni caso l'altezza delle
opere deve essere commisurata a quella delle
maree. I porto a livello quasi c ostante,
invece, vengono separati dal mare aperto da
chiuse sem plici, che consentono il passaggio
delle navi solo con l'alta marea, o da conche,
che rendono il traffico
indipendente da questa, anche se il movimento
portuale risulta relativamente lento; questi
porti, anche se più costosi
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, presentano,
rispetto a quelli a marea, altezza delle opere
minore, maggiore stabilità delle strutture,
indice trascurabile d'interramento; inoltre,
le operazioni di imbarco e sbarco risultano
più agevoli. Le opere interne comprendono le
costruzioni al riparo delle opere foranee
necessarie pe r il funzionamento del porto,
tra cui le calat e di riva, cioè quelle
disposte lungo il p erimetro interno, e i
ponti spor genti che, protendendosi nello
specchio d'acqua protetto, permettono di
realizzare le calate necessarie. La
disposizione e le caratteristiche di tali
opere sono legate, fra l'altro, alle
specifiche funzioni cui il porto è destinato e
alla na tura dell'en troterra. Le opere
interne possono essere articolate come segue:
un unico bacino con calate di riva alternate a
ponti sporgenti; un bacino principale e di
evoluzione, in cui sboccano altri bacini più
interni; un bacino di evoluzione, su cui si
snoda una successione di calate di riva e di
ponti sporgenti paralleli, posti di preferenza
obliquamente alla riva stessa (disposizione a
pettine); una successione di calate di riva e
di ponti sporgenti, posti specialmente ai lati
di un'idrovia (disposizione a doppio pettine).
L'attrezzatura portuale Il complesso delle
sistemazioni di cui sono dotate le calate per
il sollevamento, la sosta, il trasporto delle
merci nell'ambito portuale, ecc. forma
l'attrezzatura portuale che può essere:
omogenea e specializzata, per il traffico di
un solo tipo di merce; suddivisa per settori
di attività, ciascuno relativo a un solo tipo
di merce; generica, utilizzabile per diversi
tipi di merce. L'arredamento meccanico delle
calate a riva e dei ponti sporgenti è
costituito principalmente da gru fisse e
mobili, pref erite le seconde, del tipo a
portale e semiportale; da aspiratori per
materiali sfusi (per esempio grano); da
elevatori di vario tipo secondo i materiali da
trasportare; da mezzi semoventi per lo
spostamento e il trasporto dei carichi; da una
rete ferroviaria interna raccordata alla rete
nazionale. I materiali in transito, così come
le merci, vengono sistemati in depositi
scoperti, quando no n sono sensibili agli
agenti atmosferici; depositi coperti, negli
altri casi (capannoni, magazzini, silos,
magazzini frigoriferi, ecc); i prodotti
petroliferi, i gas combustibili e altri
prodotti chimici richiedono particolari
sistemazioni e attenzioni, anche ai fini della
sicurezza.
Gli edifici portuali
In genere ogn i porto ha una serie di locali o
edifici, secondo le dimensio ni e il traffico,
adibiti a uffici (per esempio capitaneria di
porto, guardia di finanza, polizia portuale,
assistenza sanitaria, ecc.) o per le necessità
di chi opera (per esempio mense, sale di
riunione per operai e gente di mare, ecc.).
Nei porti di grande traffico internazionale
esistono zone e depositi franchi, in cui le
merci godono cioè di franchigia doganale. Nei
porti esiste anche un corpo specializzato di
pompieri che opera con mezzi terrestri, navali
e aerei sia all'interno del porti sia nelle
sue vicinanze (per esempio salvataggi in
mare). Fa parte delle strutture portuali
l'indispensabile servizio rimorchiatori,
inoltre possono essere presenti scali di
alaggio, bacini di carenaggio
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(fissi o
galleggianti), officine di riparazione. Nei
porti le navi possono effettuare le operazioni
d'imbarco e sbarco accostando di fianco oppure
di poppa o di prora alle calate, oppure
ormeggiandosi nel bacino antistante. Nei primi
due casi le merci passano direttamente da
bordo a terra e viceversa; nel terzo, invece,
tale trafficoviene effettuato mediante chiatte
o altri natanti. Allo scopo i porti dispongono
di mezzi per il sollevamento galleggianti
(pontoni muniti di gru) e di m ezzi di
trasporto a terra (chiatte e bettoline).
Soluzioni on-shore e off-shore
L'accresciuta stazza di vari tipi di nave e la
loro specializzazione hanno richiesto
interventi spesso radicali in molti porti,
soprattutto in quelli con maggior traffico o
costruiti lungo l'estuario di un fiume (come
Rotterdam). Da un punto di vista strutturale
si sono adottate varie soluzioni: là dove è
stato possibile si è provveduto ad abbassare
il fondale del porto mediante dragaggi, oppure
a creare uno o più canali di accesso quando la
zona costiera prospiciente è troppo bassa
(soluzioni onshore), come nei porti del Mare
del Nord; il costo di questi interventi, che
richiedono inoltre una costante manutenzione,
è comunque molto elevato. Altra soluzione è
stata quella, nel caso in cui è limitato il
retroterra disponibile per nuove strutture a
servizio del porto, di ampliare o di
realizzare vasti avamporti dotati di calate e
ponti sporgenti in modo da andare incontro
all'accresciuto traffico portuale; ma non
sempre ciò è possibile o economicamente
vantaggioso per cui ci si è sempre più
orientati verso le soluzioni offshore, che per
di più consentono l'attracco di navi di grande
stazza quali le superpetroliere. Questa
soluzione, derivata anche da esigenze
riguardanti la produzione offshore di
idrocarburi, consta nella realizzazione di
piattaforme poste al largo del porto
(terminal) elasticamente o rigidamente (come
la torre di Multedo, a Genova) ancorate al
fondo e collegate alle infrastrutture portuali
mediante grandi condotte in cui corrono le
tubazioni per il convogliamento di prodotti
petroliferi fino ai depositi costieri, oppure
carrelli per trasporto di minerali o merci
alla rinfusa, tipico di alcuni p. giapponesi.
Più complessa, ma più efficiente e
vantaggiosa, è la costruzione di vere e
proprie "isole artificiali", sol idamente
fissate al fondale marino e poste al largo di
porti o zone industriali: a queste possono
attraccare più tipi di nave, anche di grande
stazza, e sono attrezzate con depositi per
merci in transito, per minerali e prodotti
petroliferi; il trasbordo a terra avviene con
vari mezzi, il più delle volte con apposite
teleferiche completamente automatizzate; in
alcuni casi, come nei porti giapponesi di Kobe
e Yokohama, le isole ospitano piccoli
complessi industriali in grado di utilizzare
subito le materie prime sbarcate e di
imbarcare direttamente i prodotti finiti,
riducendo così di molto il costo della propria
produzione. Il volume di scambi via mare e i
costi crescenti di questo traffico e dei
servizi connessi a terra che richiede, hanno
portato a una vera e propria
industrializzazione del porto, che ha
coinvolto la pianificazione del territorio
costiero, creando non pochi problemi d'impatto
ambientale: un porto moderno, infatti,
richiede sempre più ampi spazi per lo
stoccaggio non solo delle merci alla rinfusa,
ma anche e soprattutto dei containers e dei
pallets, nonché per le catene di serbatoi per
i prodotti petroliferi e infine per i
parcheggi degli automezzi viaggianti su
traghetti e navi roll-on/roll-off oppure in
attesa di caricare/scaricare containers e
pallets. Sono necessari, anche, spazi per la
movimentazione delle merci, dotati sia d
|
i
attrezzature per il carico/scarico in
verticale sia di sistemi per gli spostamenti
in orizzontale; oltre a ciò bisogna tener
conto delle infrastrutture basate su sistemi
intermodali che utilizzano per il trasporto
mezzi diversi, soprattutto autoarticolati e
carri merci; si rendono necessari costosi e a
volte complessi collegamenti con le reti
autostradale e ferroviaria, che coinvolgono
inevitabilmente sia l'assetto del territorio
costiero, sia quello dell'area urbana vicina,
creando non di rado problemi ambientali anche
nel retroterra non proprio vicino, nonché
problemi di compatibilità col traffico
cittadino e di vivibilità per gli abitanti
locali. Per ovviare alla complessità di questi
problemi sono allo studio soluzioni diverse
che vanno dalle "isole artificiali" alla
"copertura" con vari metodi della superficie
marina per ottenere gli spazi necessari, a vie
di transito sotterranee o sospese, ecc., ma
finora con ben scarsi risultati. Infine, il
crescente aumento dei traffici marittimi e
l'industrializzazione dei porti, che un tempo
erano ritenuti un volano per l'occupazione di
personale anche specializzato, hann o al
contrario risentito degli stessi problemi di
tutte le attività produttive: i grandi ponti
scaricatori automatizzati, i carrelli
elevatori semoventi lungo piste magnetiche, la
computerizzazione della programmazione e della
gestione del traffico dei terminal nonché
delle altre attività portuali (senza
dimenticare la crescente automazione delle
operazioni a bordo delle navi), hanno portato
dagli anni Ottanta a una continua e crescente
riduzione del personale portuale, con tutte le
conseguenze sull'indotto a terra e sul piano
sociale.
Cenni storici
I primi veri complessi portuali, nel mondo
classico, risalgono al sec. VI a. C., allorché
si svilupparono sia i porti con bacino aperto
(Siracusa) sia quelli a bacino chiuso,
protetti da mura, come il più tardo Pireo. In
età ellenistica furono creati grandi porti
unitari, circondati da portici, come quello di
Alessandria d'Egitto con due bacini divisi da
una diga, due bacini interni e il celebre
faro. I porti romani si distinguono da quelli
greci per la loro autonomia rispetto ai cen
tri urbani, per la frequenza di bacini
artificiali sca vati nell'entroterra, per la
robustezza delle opere portuali e per la
ricchezza e varietà di edifici circostanti
(magazzini, santuari). Notevoli, tra gli
altri, il porto militare di Miseno e quello
commerciale di Pozzuoli, i porti ostiensi di
Claudio e di Traiano, il porto di Ravenna,
quello di Leptis Magna. Vitruvio diede una
sistemazione teorica ai problemi connessi con
la progettazione di porti. Intorno al Mille,
dopo un periodo di grande decadenza, si
verificò una notevole ripresa di traffici
marittimi, con la conseguente costruzione di
porti i quali, dato il prosperare della
pirateria, assunsero spesso il carattere di
roccaforti. Enormi furono lo sviluppo portuale
e il perfezionamento delle tecniche
costruttive
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a partire dal
sec. XVI, in conseguenza delle scoperte
geografiche e del formarsi di grandi potenze
marittime (Spagna, Olanda, Inghilterra). Nel
mondo moderno il porto marittimo è diventato
uno strumento di promozione e di competitività
internazionale del sistema produttivo di una
nazione, in quanto l'efficienza dei servizi
che è in grado di fornire ha un'incidenza
decisiva sull'economicità e la sicurezza
dell'approvvigionamento e della distribuzione
delle merci. E poiché il porto è suscettibile
di promuovere flussi di traffici e nuovi
insediamenti produttivi, esso può incidere
sull'equilibrio di aree territoriali sempre
più vaste, determinando profonde modificazioni
al loro sviluppo. Ma proprio questa
accresciuta importanza assunta dal porto
marittimo moderno ha avuto e ha gravi riflessi
sul tessuto economico e sociale della comunità
in cui è inserito, creando problemi tra porto
e città, tra le necessità di espansione
dell'attività portuale e quelle della comunità
senza interferire sui livelli della vita
urbana e senza creare motivi di conflittualità
sulle strutture metropolitane. La profonda
modificazione delle correnti di scambio
internazionale intervenuta nell'ultimo
ventennio ha privilegiato l'attività e
lafunzione dei porti dell'Europa
settentrionale e del Mediterraneo (dopo la
riapertura del Canale di Suez), ripristinando
l'importanza che questi ebbero nel Medioevo e
nel Rinascimento, conferendo ai maggiori di
essi la fisionomia di metropoli in cui le
attività commerciali, industriali, finanziarie
e culturali si addensano attorno agli impianti
portuali che assicurano il rapido ed economico
smaltimento del traffico proveniente e
destinato ai rispettivi hinterland.
Nell'ambito delle mutate relazioni tra il
porto marittimo e la città va ricordata la
cosiddetta politica del waterfront (fronte
d'acqua): larghi spazi portuali sono
riconquistati da parte delle città e vengono
loro assegnate funzioni non mercantili con
elevato valore aggiunto. Tra queste le più
diffuse sono: porticcioli di pesca,
porticcioli turistici, parchi di divertimento
a base acquatica, acquari e musei del mare,
centri congressuali, eliporti, ecc. A
Baltimora, a Vancouver, a Tokyo, a Yokohama, a
Londra e a Rotterdam e in molti altri porti,
di grandi e piccole dimensioni, sono stati
realizzati questi progetti di riassesto, che
hanno inciso sul waterfront storico in modo
profondo ma con la minima compromissione
ambientale.
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