Documenti da presentare alla
Capitaneria di Porto (per gli Uffici della Motorizzazione Civile potrebbero
esserci delle variazioni. Informarsi presso i rispettivi Uffici). |
Oltre alla domanda di ammissione agli esami deve essere redatta in
duplice copia conforme al modello dell'allegato G al Decreto
09/10/1997 n.431, occorre preparare la seguente documentazione:
- Ammissione agli
esami (per il comando di imbarcazioni e di navi da diporto):
. Domanda (in
duplice copia di cui una in bollo). Una copia vistata dall'Ufficio
verrà restituita al candidato e costituisce l'autorizzazione
provvisoria per esercitarsi a bordo;
. Certificato
medico (in bollo) conforme al modello allegato B) al D.P.R.9.10.1997
n. 431 (regolamento sulla disciplina delle patenti);
. n° due foto
formato tessera;
. Attestazione di
pagamento della tassa di € 12,91 (€ 64.56 per le navi) sul c.c.p.
8003 intestato all'Ufficio del Registro Tasse CC.GG. ROMA -
Cod.Tributo 6222 - con la causale. "Tassa di ammissione all'esame
per patente nautica";
. Attestazione di
pagamento di € 2,56 (per le navi € 15,49) sul c.c.p. della Tesoreria
Provinciale dello Stato competente per territorio con la causale:
"Capo XV° - Capitolo 3570 - C.E.E.D. Ministero dei Trasporti e della
Navigazione - Tributo esame conseguimento patente nautica". Al
momento della prenotazione all'esame deve essere consegnato
all'ufficio quanto segue:
. Attestazione di
pagamento dello stampato a rigoroso rendiconto (Anno 2002 € 1,44 )
sul c.c.p. intestato alla Tesoreria Provinciale dello Stato con la
causale: "Capo IX - Capitolo 3484 - C.E.E.D. - Provveditorato
Generale dello Stato - Pagamento stampato patente nautica";
. Marca da bollo (€
10,33). Nota: i versamenti indicati ai punti 4, 5 e 6
devono essere effettuati su appositi modelli di c.c.p.
- Candidati agli
esami già in possesso dell'abilitazione a motore che intendono
conseguire anche quella a vela con motore ausiliario o
l'abilitazione per limiti di navigazione superiori.
. Domanda (in
duplice copia di cui una in bollo);
. Documentazione
indicata ai punti 2 - 3 - 4 - 5 - 6 e 7 della precedente lettera A);
. Copia della
patente nautica in possesso (non in bollo).
Il
modello della domanda e molte altre informazioni possono essere
reperite e scaricate dal sito web ufficiale delle Capitanerie di
Porto - Guardia Costiera al seguente indirizzo
http://www.trasportinavigazione.it/cp
Documenti nautici
Vengono detti genericamente documenti nautici tutte le
pubblicazioni nautiche edite da un Istituto Idrografico ed
impiegate per la navigazione. In Italia l'Istituto che
pubblica i documenti ufficiali è quello Idrografico della
Marina Militare. Le principali pubblicazioni da esso edite
sono:
le
carte nautiche,
la
pubblicazione 1111, che contiene tutte le abbreviazioni e la
simbologia in uso nelle carte nautiche;
i
Portolani ;
l'Elenco
fari e segnali da nebbia;
i
Radioservizi per la navigazione e i Servizi Radiometeorologici del Mediterraneo;
le
Tavole nautiche;
le
Tavole di marea. Tutti i documenti nautici devono essere
aggiornati periodicamente al fine di poter informare i
naviganti sulle notizie riguardanti la sicurezza della
navigazione e aggiornare i documenti nautici. Per ottenere
ciò l'Istituto Idrografico della Marina Militare pubblica,
con cadenza quindicinale, il fascicolo degli Avvisi ai
naviganti.
Il Portolano È costituito da 5
volumi, che coprono tutto il Mediterraneo, in essi sono
contenute informazioni meteorologiche e a carattere generale
riguardanti la navigazione, le zone impegnate in
esercitazioni militari, le acque internazionali,
informazioni dettagliate riguardanti la costa, il profilo
verticale della costa, la descrizione dettagliata dei punti
cospicui, i pericoli per la navigazione, nonché tutte le
informazioni relative alle norme e disposizioni per
l'accesso ai porti, ai rifornimenti di acqua e carburante,
ai servizi portuali, alle attrezzature idonee al carico e
allo scarico delle merci, ai bacini di carenaggio e i
cantieri navali ecc.
Elenco fari e segnali da
nebbia In questa pubblicazione (un unico volume che
copre tutto il Mediterraneo) sono elencati tutti i
segnalamenti marittimi luminosi ed acustici disseminati
lungo le coste, in mare aperto e all'interno dei porti
esistenti nel Mar Mediterraneo, nel Mar Nero e nel Mar d'Azov.
La pubblicazione contiene: il numero di identificazione
del segnale, la località, il nome l'ubicazione e le
coordinate geografiche del segnale, la caratteristica
luminosa, l'altezza della luce sul livello di riferimento,
la portata luminosa o quella geografica, la descrizione
della costruzione e del sostegno e la sua altezza in mare,
le fasi, i settori, i segnali da nebbia ed eventuali
avvertenze;
Radioservizi per la navigazione e i
Servizi Radiometeorologici del Mediterraneo La
pubblicazione, in due volumi, contiene, oltre all'elenco dei
radiofari, i segnali orari trasmessi in RT, gli Avvisi ai
Naviganti in RT, radio servizi sanitari, il servizio VHF,
l'elenco delle stazioni costiere, i codici internazionali
impiegati per la cifratura dei messaggi meteorologici, il
servizio Meteomar e Bollettini del mare, l'elenco delle
stazioni radio che trasmettono informazioni meteo, stazioni
che curano la diffusione in Radio Facsimile e orari di
diffusione, ecc.;
Tavole nautiche Sono una
raccolta di tavole utili per la navigazione, come ad esempio
la tavola che fornisce i percorsi in miglia in un dato
intervallo di tempo, le tavole che permettono di risolvere i
problemi della navigazione lossodromica, la tavola che
calcola la distanza dell'orizzonte apparente, quella che
calcola la distanza in miglia alla quale un oggetto è
avvistato sulla linea dell'orizzonte, quella che consente di
trasformare il vento apparente in vento reale, varie tavole
di conversione ecc.;
Tavole di marea Queste
tavole contengono i dati relativi alle maree e alle correnti
di marea del Mediterraneo; nella pubblicazione sono
riportate le previsioni giornaliere, le ore e le altezze
delle maree dei porti campione e di altri principali porti.
Paralleli e meridiani La Terra,
per gli scopi pratici della navigazione, può essere
considerata, senza apprezzabili errori, come perfettamente
sferica, costituita da una superficie liscia ed omogenea.
La tera ruota in senso antiorario (per un osservatore posto
al Polo Nord) attorno ad un asse di rotazione i cui estremi
sono il Polo Nord ed il Polo Sud. Il
circolo massimo perpendicolare all'asse di rotazione è detto
Equatore; esso divide la terra in due emisferi,
quello settentrionale o boreale e quello meridionale o
australe. Tutti i circoli minori, paralleli all'Equatore,
sono detti paralleli. Tutti gli altri circoli
massimi, che hanno per raggio quello terrestre, passanti per
i poli e perpendicolari all'Equatore, sono detti
meridiani. Tra questi quello che passa per Greenwich
è detto meridiano fondamentale. Questo meridiano ed
il suo opposto dividono la terra in due emisferi: l'emisfero
orientale e l'emisfero occidentale.
|
|
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-
Emisfero occidentale
-
Emisfero orientale
|
-
Emisfero settentrionale
-
Emisfero meridionale
|
Latitudine e Longitudine Le
coordinate geografiche di un punto sulla superficie terrestre sono: la
Latitudine e la Longitudine.
La Latitudine
è l'arco di meridiano compreso tra l'Equatore ed il
parallelo passante per il punto. Si misura in gradi, primi e secondi, partendo
dall'Equatore verso i Poli. Si conta da 0° a 90° positivamente verso il polo
Nord e da 0° a 90° negativamente verso il polo Sud. Si indica con la lettera
j (fi) dell'alfabeto
greco. La latitudine di tutti i punti posti sull'Equatore è uguale a 0°;
quella del Polo Nord è di + 90°, mentre qualla del Polo Sud è uguale a - 90°.
|
|
|
La
Longitudine è l'arco di Equatore compreso tra il meridiano passante per
Greenwich ed il meridiano passante per il punto. Si misura anch'essa in gradi,
primi e secondi, partendo dal meridiano di Greenwich, verso il meridiano
passante per il punto. Si conta da 0° a 180° positivamente verso Est e da 0°
a 180° negativamente verso Ovest. Si indica con la lettera l (lambda)
dell'alfabeto greco. La longitudine di tutti i punti posti sul meridiano di
Greenwich è di 0°, quella dell'antimeridiano è di 180°.
|
|
|
Distanza e velocità In mare le
distanze non sono espresse in chilometri, bensì in miglia.
Il miglio rappresenta la lunghezza di un primo di
ellissi meridiana alla latitudine media di 45° e misura
esattamente 1852 metri.
Sulle carte
nautiche in proiezione di Mercatore (quelle maggiormente
adoperate per la navigazione) la lunghezza di un miglio
corrisponde alla lunghezza di un primo di latitudine.
Misurando le distanze in miglia le velocità saranno espresse
in miglia/ora. Tale unità di misura prende il nome di
nodo. Il nome di nodo deriva dall'antico strumento
con il quale si misurava la velocità delle navi. Questo era
costituito da un galleggiante zavorrato, assicurato ad una
sagola marcata, a distanze proporzionali alla frazione di
tempo utilizzata per la misura, con dei nodi. Il
galleggiante veniva filato in mare da poppa, contando il
numero di nodi che scorrevano tra le dita nell'unità di
tempo. Questo numero rappresentava la velocità.
Ad
esempio, se si impiegava come unità di misura 30 secondi,
essendo questi la 120a
parte dell'ora, si divideva la lunghezza del miglio in 120
parti, ottenendo: 1852:120 =15.4 metri, che era
approssimativamente la distanza che separava un nodo della
sagola dal successivo. Questo strumento e tutti i
successivi, nati dalla elaborazione di questo o dal supporto
dell'elettronica, impiegati per la misura della velocità
sono detti solcometri.
Rappresentazione della superficie terrestre Scopo
principale della navigazione marittima è quello di spostare,
in sicurezza ed in economia, un galleggiante da un punto ad
un altro della superficie terrestre, attraverso il mare. Per
far ciò occorre:
tracciare la rotta più conveniente e sicura che collega i
due punti;
condurre il galleggiante lungo la rotta prescelta;
determinare con una certa frequenza la posizione assunta dal
galleggiante. Per rendere agevole tale compito si
utilizzano delle rappresentazioni piane della superficie di
parte del globo terrestre. Tali rappresentazioni sono
dette carte nautiche. Le carte nautiche debbono possedere
particolari caratteristiche, che rendono più agevole la
pianificazione della navigazione.. Queste caratteristiche
sono:
- la
isogonicità, caratteristica secondo la quale esiste
l'eguaglianza tra un angolo misurato sulla terra e il
corrispondente angolo misurato sulla carta nautica;
- la
rettifica delle traiettorie, che consente quindi di
segnare con una semiretta la curva della lossodromia
(particolare tipo di traiettoria nella quale viene
mantenuto costante l'angolo formato con i meridiani,
che, sulla sfera terrestre, è rappresentata da una curva
a spirale).
|
Sulla
superficie terrestre la traiettoria rossa
rappresenta una Ortodromia, la spirale di colore
scuro, che taglia i meridiani sotto lo stesso
angolo, è una Lossodromia |
|
Sulla
carta nautica la lossodromia viene rappresentata da
una semiretta che traglia i meridiani con angolo
costante. |
Le carte impiegate nella
navigazione sonoprincipalmente di due tipi:
-
carta in rappresentazione di Mercatore;
-
carta in proiezione gnomonica.
A seconda della scala,
cioè del rapporto tra le dimensioni misurate sulla carta e
le corrispondenti dimensioni sulla Terra, si hanno i
seguenti tipi di carte:
-
carte oceaniche e carte generali (scala compresa tra
1/6.000.000 ed 1/1.000.000);
-
carte costiere generali o a media scala (scala compresa
tra 1/1.000.000 e 1/200.000);
-
carte costiere particolari (scala compresa tra 1/200.000
e 1/60.000);
-
carte dei litorali e dei porti (scala compresa
tra1/60.000 e 1/2.000)
-
carte dei porti minori con scale variabili tra 1/5.000 e
1/1.000.
Rappresentazione di Mercatore
Questa rappresentazione è largamente impiegata in quanto
soddisfa le principali necessità del navigante, che possono
essere così sintetizzate: - rettifica delle
lossodromie (particolare tipo di traiettoria nella quale
viene mantenuto costante l'angolo formato con i meridiani);
- isogonicità, caratteristica secondo la quale esiste
l'eguaglianza tra un angolo misurato sulla terra e il
corrispondente angolo misurato sulla carta nautica. La
carta di Mercatore nasce dalla proiezione cilindrica
centrale, ottenuta immaginando di avvolgere la Terra con un
cilindro tangente all'Equatore e proiettando dal centro
della Terra, sulla superficie cilindrica i vari punti della
sua superficie. La proiezione cilindrica centrale
presenta delle alterazioni che non soddisfano le condizioni
di isogonismo e di rettifica delle lossodromie, così, grazie
alla rielaborazione del suo principio matematico, il
geografo olandese Kramer, detto il Mercatore, si realizzò
quella carta che soddisfa le suddette condizioni e che, in
suo onore viene appunto detta carta del Mercatore o,
come è anche conosciuta, carta nautica.
In questa
carta i meridiani sono rappresentati da rette parallele ed
equidistanti in longitudine. I paralleli sono anch'essi
rappresentati da rette parallele e perpendicolari ai
meridiani.
|
In questo tipo
di rappresentazione, dal momento che sulla Terra i meridiani
convergono tutti verso i poli, è stato necessario dilatare,
man mano che dall'Equatore si procede verso i poli,
l'ampiezza dei paralleli compresi tra due meridiani, affinchè questa divenga simile alla lunghezza del
corrispondente arco di Equatore. A questo allungamento dei
paralleli è dovuta seguire una dilatazione della lunghezza
del meridiano in corrispondenza dei due paralleli. Questa
deformazione fa sì che nella carta di Mercatore la distanza
tra i paralleli sia sempre più grande, man mano che
dall'Equatore si procede verso i poli. Questa variazione
nella distanza tra i paralleli comporta, necessariamente,
una continua variabilità nella scala delle latitudini, che
cresce dall'Equatore verso i Poli. In conseguenza di ciò è
bene ricordare che la misura di una distanza tra due punti
deve essere sempre letta in corrispondenza del valore della
latitudine media dei punti. |
Le carte
nautiche sono sempre orientate con il Nord in alto, l'Est a
destra, il Sud in basso e l'Ovest a sinistra. Lungo i bordi
della carta nautica sono riportate le scale; quella delle
latitudini ai lati e quelle delle longitudini
orizzontalmente in alto ed in basso. La suddivisione di
queste scale dipende dalla scala della carta. In
generale, le carte costiere hanno la suddivisione in primi e
decimi di primo. All'interno della carta è riportato il
Titolo, che contiene, oltre alla zona di mare riprodotta,
indicazioni relative a:
-
l'Istituto che ha provveduto alla sua pubblicazione;
- il
tipo di proiezione impiegata;
- la
scala della carta e la latitudine alla quale essa si
riferisce;
- il
livello di riferimento degli scandagli;
- il
sistema di misura impiegato per le elevazioni e per i
fondali con indicazione della linea di riferimento.
Sulle carte
nautiche sono indicate sia le linee che uniscono i punti che
hanno la stessa altezza sul livello del mare (come, ad
esempio, le curve di livello delle montagne) sia le linee
che uniscono i punti con uguale profondità e che vengono
dette batimetriche o linee batimetriche.
|
A - Profondità
B - Linee batimetriche C - Meridiano D - Parallelo
E - Istituto idrografico F - Titolo G - Scala delle
latitudini H - Scala delle longitudini L - Natura del
fondo M - Numero della carta N - Annotazione
sull'aggiornamento |
Lungo il bordo
superiore sinistro e in quello inferiore destro è riportato
il numero della carta. A sinistra, nel bordo inferiore,
vanno indicati i dati relativi all'aggiornamento della
carta. Questa annotazione appare come una frazione
preceduta dalla indicazione dell'anno a cui si riferisce la
correzione.
Al numeratore
della frazione figura il numero del Bollettino degli Avvisi
ai Naviganti (una pubblicazione quindicinale, edita
dall'Istituto Idrografico della Marina Militare, sulla
scorta della quale si apportano le correzioni) ed il numero
dell'Avviso, separati da un punto. Al denominatore figura
il numero complessivo di correzioni apportate a quella
carta. |
|
Particolare N
A - Carta aggiornata all'anno 2000 B - Fascicolo Avviso
ai naviganti n°14 C - Avviso n° 6 D - Correzioni
subite dalla carta n° 12 |
Tutta la
simbologia e le
abbreviazioni
contenute all'interno della carta nautica sono raccolte in
una pubblicazione, edita sempre dall'I.I.M.M.,
contrassegnata dal numero 1111.
Orizzonte,
punti cardinali La linea passante per il punto
occupato dall'osservatore, materializzata dal filo a piombo,
è detta verticale dell'osservatore; l'estremità di tale
linea, posta esattamente sopra la testa dell'osservatore, è
detta Zenit, l'estremità opposta è detta Nadir. Il piano
passante per l'occhio dell'osservatore e perpendicolare alla
verticale è detto Orizzonte dell'osservatore. Su questo
piano si individua la linea Nord-Sud, proiezione del
meridiano dell'osservatore sull'orizzonte, e la linea
Est-Ovest, perpendicolare alla precedente. Queste due linee
dividono l'intero orizzonte in quattro quadranti, ampi
ciascuno 90°. Procedendo dal Nord in senso orario, avremo
il primo quadrante da Nord ad Est (da 0° a 90°), il secondo
quadrante da Est a Sud (da 90° a 180°, il terzo quadrante da
Sud ad Ovest (da 180° a 270°) ed infine il quarto quadrante
(da 270° a 360°). Le direzioni Nord, Est, Sud ed Ovest sono
dette direzioni cardinali. Bisecando gli angoli di tali
quadranti si ottengono altre quattro direzioni, che vengono
chiamate direzioni intercardinali e, precisamente, NE, SE,
SW e NW. Queste, assieme alle precedenti, formano quelli che
sono chiamati venti. A ciascuna direzione cardinale
corrisponde il nome di un determinato vento e così avremo da
Nord Tramontana, da Nord-Est Grecale, da Est
Levante, da SE Scirocco, da Sud Ostro o
Mezzogiorno, da SW Libeccio, da W Ponente e da
NW Maestrale. L'intero orizzonte è diviso in 360° e a
bordo, praticamente, coincide con la rosa della nostra
bussola.
|
|
Bussola e nozioni di magnetismo, declinazione e deviazione
magnetica La Terra si comporta
come un grosso magnete e, come tale, due parti di essa,
molto vicine al polo Nord ed al polo Sud, hanno la proprietà
di attrarre un polo di una barretta calamitata libera di
ruotare sull'orizzonte. Sfruttando questo importante
principio, si sono costruite le
bussole magnetiche.
Una bussola magnetica è costituita da un involucro amagnetico, detto mortaio, all'interno del quale è libera di
ruotare una rosa dei venti, che rappresenta il nostro
orizzonte e che reca, saldamente fissati alla sua faccia
inferiore, una o più coppie di aghi magnetici, che
costituiscono l'elemento sensibile. La rosa poggia, con
un apposito supporto, su una punta di sospensione e gli aghi
magnetici, ad essa fissati, sono disposti secondo il
diametro Nord-Sud. Nel mortaio viene messo un liquido incongelabile, che ha lo scopo di smorzare le oscillazioni e
di consentire l'impiego di aghi magnetici di grosse
dimensioni e, quindi, di grande momento magnetico, senza
gravare sul perno di sospensione. All'interno del mortaio
è riportata una linea di fede, in corrispondenza della quale
si legge il valore della direzione seguita sull'orizzonte.
La linea di fede viene sistemata a bordo in modo tale che il
piano che passa per la linea di fede e il centro della rosa
sia parallelo al piano longitudinale; in questo modo il
valore letto sulla rosa dei venti corrisponde all'angolo che
la direzione della prua dello scafo forma con il meridiano.
Purtroppo la posizione dei due poli geografici non coincide
con quella dei poli magnetici, conseguentemente gli aghi
calamitati della bussola non si orientano secondo la
direzione del Meridiano geografico, ma secondo quella del
meridiano magnetico. È possibile orientarsi, con buona
approssimazione, anche senza la bussola, individuando le
quattro direzioni cardinali osservando la stella Polare, il
Sole o la Luna. Si tratta ovviamente di una
individuazione "ad occhio", che serve unicamente per
orientarsi in mare quando, per una qualsiasi ragione, non
sia possibile effettuare l'orientamento strumentale.
Elementi di
navigazione stimata Nella navigazione la "stima" è di
vitale importanza per la sicurezza, con essa si delimita la
zona di mare nella quale dovremo necessariamente essere.
Se, ad esempio, navigassimo in mare aperto, privi della
stima della velocità e della direzione, cioè senza conoscere
questi due elementi, sarebbe estremamente difficile
stabilire la zona di mare in cui ci troveremo dopo tre ore
di navigazione. Certamente la zona avrebbe la figura di
una circonferenza (perché non conosciamo la direzione) ma
quanto sarebbe grande il suo raggio? Tanto quanto la nostra
velocità che sarà, dal momento che abbiamo detto di non
conoscerla, la massima consentita alla nostra imbarcazione.
Se ad esempio la velocità massima della nostra imbarcazione
fosse di 9 nodi dovremo dedurre che dopo le tre ore di
navigazione la nostra imbarcazione si trova certamente
all'interno di una circonferenza che ha come centro il punto
di partenza e come raggio 27 miglia. In altre parole la
nostra "zona di incertezza" sarebbe ampia ben 2.290 miglia
quadrate; provate a pensare di dover richiedere soccorso,
quali probabilità avrebbero di localizzarvi? Il primo
obiettivo che dovete porvi sarà quello della limitazione
della zona di certezza. Per ottenere ciò dovete abituarvi a
seguire con metodo la navigazione e le operazioni di
carteggio.
Applicate pertanto sempre le regole
essenziali della stima che potremo riassumere in:
-
controllate spesso la vostra bussola e verificate
frequentemente il valore della deviazione;
-
eseguite sempre le operazioni di carteggio ed utilizzate
SEMPRE E SOLTANTO carte e pubblicazioni nautiche
aggiornate e Ufficiali;
-
annotate sempre sulla carta nautica le variazioni di
prora;
-
abituatevi a valutare sempre la velocità della vostra
imbarcazione con quanta precisione possibile;
-
controllate sempre l'ora di partenza ed annotate
scrupolosamente l'ora di ogni variazione di prua;
-
annotate la direzione e la velocità del vento,
soprattutto se navigate a vela;
- quando
affidate il governo dell'imbarcazione ad altra persona
raccomandategli di seguire la prora che gli avete
assegnato e ordinategli di comunicarvi ogni variazione
di velocità, di rotta e delle condizioni meteorologiche;
-
consultate sempre il Portolano e tenete nel debito conto
l'esistenza di eventuali correnti.
La formula
che lega lo spazio alla velocità, e al tempo Questa
pagina aggiuntiva è riservata a quanti hanno un ricordo vago
della relazione che lega lo spazio, la velocità ed il tempo.
Abbiamo visto che la conoscenza della velocità è
determinante nello studio della navigazione; pertanto, oltre
ad utilizzare i tachimetri, che ci consentono di misurare
direttamente la velocità dell'imbarcazione, più spesso
occorre calcolare la velocità, o procedere al calcolo del
tempo impiegato a percorrere una certa distanza con una
determinata velocità o a determinare lo spazio percorso in
un certo intervallo di tempo. Per far ciò ci avvarremo di
una formula matematica che lega assieme la velocità, lo
spazio ed il tempo impiegato. Questa formula è la
seguente:
dove V è la
velocità espressa in Nodi, S è lo spazio espresso in miglia
e t è il tempo espresso in ore e decimi di ore. Per
memorizzare la formula utilizziamo il triangolo sotto
raffigurato, mettendo nel vertice in alto, su, lo spazio S,
e la velocità V, in basso, per terra, con il tempo t.
Facile, non è vero? Se vogliamo ricavare lo Spazio è
sufficiente coprirlo con un dito (vedere i tre disegni della
figura) e appare l'operazione V x T (moltiplicheremo la
velocità per il tempo); se volessimo ricavare il tempo t,
mettiamo un dito su quest'ultimo e resta l'operazione S
sopra V (divideremo lo spazio per la velocità); nello stesso
modo, se volessimo ricavarci la velocità V dovremmo coprire
questa e otterremo S sopra t (divideremo lo spazio per il
tempo).
Un
corpo qualsiasi, abbandonato sulla superficie libera di un
liquido, può assumere la posizione di
galleggiante,
quando soltanto una sua parte è immersa
nel liquido;
sospeso, se un
corpo essendo completamente immerso nel liquido trovasi
sulla superficie libera ed il fondo del liquido;
affondato, quando è
a contatto con il fondo del liquido.
Le tre posizioni sono
determinate da una legge fisica, nota con il nome di
“Principio di Archimede”, che dice: “Un corpo immerso in
un liquido è premuto in tutti i punti della sua superficie,
e la risultante di tali pressioni è una forza verticale,
detta spinta, diretta dal basso verso l’alto, di
intensità uguale al peso del liquido spostato dal corpo ed
il cui punto di applicazione è detto centro di volume
o centro di pressione oppure centro di spinta”
Un corpo immerso, parzialmente
o totalmente, in un liquido è soggetto a due forze:
-
una che tende a spostarlo
verticalmente verso il basso ed il cui punto di
applicazione si chiama centro di gravità o
baricentro; essa è detta peso P del corpo o
forza di gravità;
-
l’altra che tende a
spostarlo verticalmente verso l’alto e che è, appunto,
la spinta S su accennata, il cui punto di
applicazione (centro di spinta) è il centro di gravità
della parte spostata del liquido.
Si ha pertanto che un corpo
è:
galleggiante, (P<S)
quando il peso P è minore della spinta S, e ciò in quanto il
corpo viene spinto e fatto emergere dal liquido fino a che
il volume della sua parte immersa non abbia spostato tanto
liquido quanto è necessario per raggiungere un peso uguale a
quello del corpo intero;
sospeso, (P=S) se
il peso P è uguale alla spinta S, poiché, in qualunque
posizione si trovi, il corpo è in equilibrio in seno al
liquido;
affondato, (P>S)
quando il peso P è maggiore della spinta S, in quanto quest’ultima
non è sufficiente a fare equilibrio alla forza di gravità.
Equilibrio
dei galleggianti
Un galleggiante è in
equilibrio (Fig. 1) quando sussistono le seguenti due cause
necessarie e concomitanti:
-
il peso P, applicato nel
baricentro, è uguale alla spinta S, applicata nel centro
di spinta; diversamente il galleggiante o si innalza
(P<S) o si abbassa (P>S) sino a raggiungere la
condizione anzidetta: P=S;
-
il centro di gravità G ed
il centro di spinta C si trovano sulla stessa verticale;
ove non sia verificata questa condizione si viene a
determinare una coppia di forze capace di
modificare lo stato di equilibrio del corpo, facendolo
girare su se stesso fino a raggiungere una nuova
posizione di equilibrio.
Se un galleggiante, per una
causa qualsiasi, si inclina da una parte (in marina si dice
che esso sbanda) il suo centro di spinta C, detto centro
di spinta iniziale, si sposta in un altro punto C’,
detto centro di spinta susseguente od istantaneo,
il quale rappresenta il baricentro dello stesso volume di
liquido anche precedentemente spostato che ha, però, assunto
una forma diversa.
Si dice metacentro (se
l’angolo di sbandamento è inferiore a 10 gradi) o falso
metacentro (quando detto angolo supera i 10 gradi) il
punto di intersezione fra la direzione della spinta iniziale
e quella della spinta istantanea.
L’equilibrio di un
galleggiante si dice:
stabile, quando il
metacentro M è al di sopra del baricentro G (Fig. 2);
instabile, se il
metacentro M è al di sotto del baricentro G (Fig.3);
indifferente, se
metacentro M e baricentro G coincidono (Fig.4).
Le forze P e S nel caso
dell’equilibrio stabile formano una coppia raddrizante,
e nel caso dell’equilibrio instabile una coppia sbandante.
Quando il baricentro G è sotto
il centro di spinta C (ciò che si verifica quando la parte
preponderante del peso del corpo è situata nella posizione
inferiore) l’equilibrio del galleggiante è senz’altro
stabile, poiché qualunque sia lo sbandamento, il metacentro
risulterà sempre al dì sopra del baricentro.
Imbarcazioni e loro proprietà
Si dice imbarcazione un
qualsiasi galleggiante di dimensioni relativamente piccole,
scoperto o parzialmente coperto, che sia atto a trasportare
persone e/o cose.
Questa denominazione, usata in
marina per indicare i galleggianti di dotazione delle navi,
è oggi di uso comune ed ha soppiantato anche il
“palischermo”, nome con il quale si definisce un piccolo
galleggiante scoperto, azionato principalmente a remi, o con
ausilio di una vela semplice o di un piccolo motore.
Con il nome di panfilo
si è voluto introdurre una denominazione italiana in
sostituzione della lingua inglese yacht, quasi
generalmente usata, con la quale si definisce l’imbarcazione
da diporto o da regata totalmente coperta o azionata da vele
e/o motore.
Si definisce scafo il
complesso degli elementi costruttivi che formano l’involucro
di un imbarcazione e che la rendono impermeabile al liquido
in cui è immersa e capace di sopportare le pressioni alle
quali viene assoggettata.
Le proprietà che deve avere
un’imbarcazione si distinguono in: qualità essenziali
e qualità nautica.
1.
la galleggiabilità,
che permette all’imbarcazione di rimanere a galla a pieno
carico ed in completo assetto di servizio al quale è
destinata;
2.
l’impermeabilità,
che evita l’infiltrazione di acqua nell’interno dello scafo
ed assicura così anche la costanza del peso;essa si ottiene
mediante un’operazione detta calafataggio;
3.
la solidità, che
consente all’imbarcazione di resistere alle pressioni
dell’acqua verso l’interno e a quelle dei pesi caricati, che
agiscono verso l’esterno, nonché alle sollecitazioni
prodotte dai movimenti dell’imbarcazione (rollio e
beccheggio) e dagli organi della propulsione.
Le proprietà nautiche,
che influiscono sullo scafo inteso come mezzo destinato alla
navigazione, sono:
1.
la stabilità, che è la proprietà per cui
un’imbarcazione tende a raddrizzarsi e riprende la sua
posizione di equilibrio non appena cessa la causa (colpo di
mare o di vento, spostamento di pesi) che ha determinato lo
sbandamento;
2.
la manovrabilità, che permette all’imbarcazione di
evoluire facilmente anche in ristretti spazi d’acqua; essa è
tanto maggiore quanto più l’imbarcazione è sensibile
all’azione del timone;
3.
la navigabilità o regolarità delle oscillazioni,
che è la proprietà per cui le oscillazioni prodotte dal
rollio e beccheggio si estinguono dolcemente e senza scosse
repentine, eliminando le sollecitazioni pericolose per lo
scafo, per il carico e per il propulsore;
4.
la velocità, che consente all’imbarcazione di
effettuare il massimo cammino con il minimo dispendio di
forza motrice.
Assi e piani di
un’imbarcazione
Un’imbarcazione, sotto
l’azione di una data forza (vento, mare, spostamento dei
pesi), è soggetta a movimenti di rotazione intorno a tre
assi passanti per il baricentro e perpendicolari tra di
loro.
Questi tre assi sono (Fig.5):
a)
l’asse longitudinale
XX, nel senso della lunghezza, attorno al quale avvengono i
movimenti di rollio e di sbandamento, a destra
ed a sinistra; esso è detto anche asse di simmetria
perché, generalmente, divide l’imbarcazione in due parti
simmetriche;
b)
l’asse trasversale
YY, nel senso della larghezza, intorno al quale si
effettuano i movimenti di beccheggio;
c)
l’asse verticale ZZ,
nel senso dell’altezza, intorno al quale si effettuano i
movimenti di accostata verso dritta o verso sinistra,
che fanno cambiare direzione al cammino dell’imbarcazione.
I tre assi suindicati,
considerati separatamente a due a due, determinano tre
piani:
1.
il piano longitudinale, diametrale o di
simmetria, definito dagli assi longitudinale XX e
verticale ZZ;
2.
il piano trasversale, definito dagli assi trasversale
YY e verticale ZZ;
3.
il piano orizzontale, definito dagli assi
longitudinale XX e YY.
Elementi relativi al
galleggiamento
Si dice opera viva o
carena (Fig.30) la parte immersa di uno scafo che
galleggia in acque tranquille.
Opera morta o
bordo è, invece, la parte emersa di uno scafo nelle
precedenti condizioni.
Piani di galleggiamento
è il piano che separa l’opera viva da quella morta.
Linea di galleggiamento
o linea d’acqua oppure linea d’immersione è
l’intersezione del piano di galleggiamento con la superficie
esterna dallo scafo.
La linea d’acqua si dice:
naturale, quella relativa all’imbarcazione vacante (cioè
scarica): di zavorra, quella relativa
all’imbarcazione carica della sola zavorra, ossia del
materiale “ghiaia, sabbia, piombo etc.”; necessario per
aumentare la stabilità; di bordo libero o di
massimo carico, quella che non si deve considerare per
non compromettere le qualità nautiche dell’imbarcazione;
di massima immersione o di riferimento, quella
che, se superata, determina l’affondamento
dell’imbarcazione.
Si chiama bagnasciuga
la zona esterna dello scafo compresa fra la linea naturale e
la linea di massimo carico.
Si dice pescaggio la
distanza verticale fra il piano di galleggiamento ed il
punto più basso dello scafo.Le posizioni delle linee di
bordo libero e di riferimento, che vengono tracciate nella
parte maestra dello scafo, esternamente e da ambo le bande,
e le loro distanze relative sono stabilite da norme dette ”Regole
del bordo libero”.
Si dice
riserva di galleggiabilità la distanza verticale,
misurata in metri, fra la linea di massima immersione e
quella di bordo libero.
Piano di deriva è
la superficie della parte immersa della sezione
longitudinale oppure la superficie della proiezione della
carena sul piano longitudinale.Esso è un elemento della
massima importanza per le imbarcazioni a vela, in quanto
esercita una notevole influenza sulla resistenza che lo
scavo incontra nel movimento di scarroccio.
Il baricentro del piano di
deriva (centro di figura) si dice centro di deriva.
Dislocamento o
spostamento è il peso di imbarcazione, che, per il “Principio
di Archimede”, è uguale al peso del volume d’acqua
spostata dalla carena.
Indicando con il dislocamento,
espresso in tonnellate decimali (1000 Kg), con V il volume
corrispondente della carena espresso in metri cubici, e con
P il peso specifico dell’acqua, si ha la relazione:
D= pxV
Che per il caso del mare,
essendo il suo peso specifico medio uguale a circa 1,026,
diventa:
D=1,026 V
Il dislocamento si dice:
massimo, quello corrispondente all’imbarcazione che sta
per affondare; pesante, quello corrispondente
all’imbarcazione a massimo carico; leggero, quello
relativo all’imbarcazione scarica.
Si dice riserva di spinta
la differenza fra dislocamento massimo e dislocamento
pesante.
Portata o esponente di carico
viene detto il peso del carico che
l’imbarcazione può carica; esso corrisponde alla differenza
fra il dislocamento pesante e quello leggero.
Si ha:
la portata netta o
attiva, che il peso delle merci, dei passeggeri e loro
bagagli e dei viveri ad essi necessari;
la portata passiva, che
è il peso dell’equipaggio e delle provviste (combustibili,
acqua, viveri e bagagli) indispensabili per l’esercizio al
quale l’imbarcazione viene impiegata;
la portata lorda, che è
la somma dei pesi relativi alla portata netta ed alla
portata passiva.
Stazza è la misura
del volume interno dello scafo, espressa in un unità
convenzionale, della tonnellata di stazza,
equivalente a 100 piedi cubi inglesi ovvero a 2,832 metri
cubici.
Si distingue in: stazza
netta, quella relativa al volume degli ambienti chiusi
dell’imbarcazione, destinati alle merci, ai passeggeri, ai
bagagli e viveri necessari ai passeggeri; stazza lorda,
quella relativa a tutti gli spazi chiusi e di una parte
delle sovrastrutture.
Si ha, inoltre, la stazza
di regata, che non è, però, una misura di volume, ma un
numero, espresso in metri che si ottiene da una formula, che
viene stabilita o da un dato circolo nautico oppure in base
ad accordi nazionali od internazionali.
Tale formula è funzione degli
elementi geometrici dello scafo, della superficie velica, e
del bordo libero ed è relativa ad un dato tipo di
imbarcazione a vela da regata, detto classe.
|
Gli
elementi costitutivi fondamentali di una imbarcazione a
motore sono: scafo (corpo galleggiante),
motore-elica (complesso propulsivo), timone
(organo direzionale). Il tradizionale scafo di legno e
costituito da uno scheletro del quale il pezzo principale è
la chiglia, una robusta trave che corre nella parte
più bassa, da prora (parte anteriore) a poppa
(parte posteriore), rafforzata sopra e sotto da tre controtravi, detti rispettivamente controparamezzale,
paramezzale e controchiglia. Alla chiglia sono
fissati gli elementi trasversali dell’ossatura, detti
ordinate o costole (la parte che incrocia la
chiglia e detta madiere), a loro volta collegati da
traversine longitudinali dette serrette, e
superiormente, da travi orizzontali detti bagli. Su
questi, sostenuti da puntali, (sopra ai quali
s’interpone una traversina longitudinale detta anguilla)
sono poste le tavolate che formano il ponte, o
piano di coperta, (le due tavole estreme esterne sono
dette trincarini) e sulle ordinate sono sovrapposte
le tavolate costituenti il fasciame. (le due tavole incastrantesi sul paramezzale: torelli).
Alle
estremità della chiglia si congiungono i pezzi
rispettivamente detti ruota di prora (la parte che
fende l’acqua), dritto di prora (la parte più alta)
e dritto di poppa (la sua base e il calcagnolo)
ove sono fissate le femminelle che alloggiano gli
agugliotti del timone. La parte laterale di ognuno dei
lati di prua si chiama mascone, la parte più o meno
rotondeggiante della poppa, specchio di poppa, mentre
giardinetto e il punto della poppa simmetricamente
opposto al mascone. La parte sotto la linea di
galleggiamento si chiama carena od opera viva,
la soprastante, opera morta e la fascia compresa tra
i due galleggiamenti (natante a pieno carico e natante
scarico) e detta bagnasciuga.
Il
piano che copre il fondo del natante si chiama pagliolo,
lo spazio sotto sentina. Le piccole aperture per
l’aria e la luce, sono gli oblò (rotondi) o i
portelli (quadrati). Le aperture praticate in coperta
sono dette boccaporti, le aperture per il passaggio
delle catene delle ancore si chiamano cubie, i vani
ripostigli si dicono gavoni. Le ringhiere laterali,
composte da candelieri (verticali) e da draglie
(orizzontali) sono dette battagliole; quelle alle
estremità di prora e di poppa si dicono
pulpiti.
Lunghezza
fuori tutto: misurata dall'estrema
prua all'estrema poppa;
Lunghezza
al galleggiamento: misurata
sulla linea di galleggiamento;
Larghezza:
misurata lungo la sezione centrale trasversale
(sezione"maestra");
Altezza
(o puntale): misurata tra il paramezzale e la congiungente le estremità del baglio
maestro;
Immersione
(o pescaggio): la profondità dello
scafo sotto la linea di galleggiamento;
Bordo
libero: l'altezza dello scafo tra
la linea di galleggiamento e l'orlo di coperta.
Segnalamento marittimo Lungo le coste, per rendere
più agevole e sicura la navigazione, specie in caso di
visibilità ridotta, sono disseminate apposite
costruzioni spesso sormontate da un segnale luminoso o
da un miraglio. Questi segnali possono essere:
ottici diurni;
ottici notturni;
acustici;
radiolelettrici.
I segnali
ottici diurni sono tutte quelle costruzioni galleggianti,
quali boe, mede, gavitelli ecc. indicanti un pericolo o
delimitanti un canale. Sono pure segnali ottici diurni tutti
quei segnali collocati a terra o sui bassi fondali, quali le
Mede e i Dromi. Spesso questi segnali sono colorati in
maniera diversa e ciascun colore ha un preciso significato
come specificato nel segnalamento IALA.
Segnali
ottici notturni I segnali ottici notturni sono tutti i
segnali luminosi, quali, Fari, Fanali, boe luninose, mede
luminose ecc. Tra questi distinguiamo i fari dai fanali,
attribuendo ai primi il compito principale di guidare le
navi nell'atterraggio. Per tal motivo hanno una portata
superiore alle 10 miglia. Tutti i segnalamenti luminosi
e acustici sono raccolti in una pubblicazione edita
dall'I.I.M.M. intitolata: Elenco dei fari e segnali da
nebbia. Per quanto riguarda il tipo di luce emessa da un
faro, essa può essere:
Fissa (Fixed light), quando il faro resta sempre acceso;
A lampi (Flashing), quando il faro si accende, ad intervalli
costanti, per alcuni secondi con durata della luce inferiore
a quella dell'eclissi;
Intermittente (Single-occulting) quando la luce del faro è
visibile a intervalli con durata della luce superiore o
uguale a quella delle eclissi;
Intermittente a gruppi di eclissi (Group-occulting), quando
la luce viene mostrata con eclissi di uguale durata;
Scintillante intermittente (Interrupted quick), quando la
luce è mostrata a gruppi separati e scintillanti, ogni
gruppo è separato da un'eclissi che ha durata superiore a
quella che separa i vari gruppi di luce;
Alternata (Alternating), quando il faro mostra una luce di
differenti colori, che possono succedersi con o senza
eclissi;
A simboli Morse (Morse Code), quando mostra luci ed eclissi
che rappresentano una lettera dell'alfabeto con il sistema
Morse.
Tabella riassuntiva delle luci |
Faro
con luce Intermittente singola - Int |
|
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Faro
con luce Intermittente a gruppi di eclissi - Int(2) |
|
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Faro
con luce Isofase - Iso |
|
|
Faro
con luce a Lampi - Lam |
|
|
Faro
con luce a Lampi lunghi - Lam. L. |
|
|
Faro
con luce a Gruppi di Lampi lunghi - Lam.(3) |
|
|
Faro
con luce Scintillante continua - Sc. |
|
|
Faro
con luce Scintillante a gruppi - Sc.(3) |
|
|
Faro
con luce a Codice Morse - Mo (R) |
|
|
Faro
con luce Fissa a lampi - F. Lam. |
|
|
Faro
con luce Alternata - Alt b.r. |
|
|
I segnali
luminosi sono caratterizzati oltre che per il tipo di luce
impiegato, anche per la portata. Segnali acustici
I segnali acustici sono quelli costituiti da Gong, Fischio,
Sirena, Nautofono ecc., impiegati sopratutto per segnalare
un pericolo in caso di nebbia.
Il
segnalamento I.A.L.A. Tutte le nazioni marittime
hanno concordato, con apposita convenzione, che il
segnalamento marittimo fosse uniformato; pertanto le boe, i
gavitelli e le mede che indicano i limiti di un canale
navigabile, i pericoli isolati e comunque ogni limite alla
navigazione, sono simili per tutte le nazioni. In
particolare il Sistema di segnalamento I.A.L.A., acrostico
delle parole International Association of Lighthouse
Authorities, è un sistema di segnalamento marittimo
internazionale, costituito da boe galleggianti o segnali
fissi, e indica: limite laterale dei canali navigabili;
pericoli naturali o ostacoli alla navigazione; zone di mare
con caratteristiche importanti per la navigazione; pericoli
nuovi. Tutti i tipi di segnali possono essere utilizzati
in combinazione tra loro. Apposite caratteristiche dei
segnali e delle luci mostrate durante la notte determinano,
senza possibilità di errore, se trattasi di segnale Laterale
o di segnale Cardinale. I segnali, siano essi fissi o
galleggianti, vengono raggruppati in cinque categorie:
-
Segnali laterali (colore rosso e verde; il rosso, nella
regione A da lasciare a sinistra);
-
segnali Cardinali (colore giallo e nero);
-
segnali di pericolo isolato (colore nero e rosso);
-
segnali di acque libere (colore rosso e bianco);
-
segnali speciali (colore giallo).
Il sistema
di segnalamento I.A.L.A. è adottato in tutto il mondo, che,
per quanto attiene a questo sistema, è stato suddiviso in
due Regioni; la Regione A e la Regione B. L'unica differenza
esistente tra le due Regioni consiste nel fatto che la
colorazione dei segnali laterali è invertita. Pertanto, noi,
assieme agli altri paesi europei (Inghilterra compresa),
Africa, Australia e Asia (ad eccezione di Corea, Giappone e
Filippine), adottiamo il sistema laterale con il Verde a
dritta per chi entra in porti o canali navigabili, mentre i
restanti paesi (Americhe, Corea, Giappone e Filippine)
appartengono alla Regione B e utilizzano, pertanto, il
sistema laterale con il Rosso a dritta per chi entra nei
porti o nei canali navigabili. Le boe impiegate nella
segnalazione possono essere di varia forma e tipo, quali
cilindriche, coniche, sferiche, a fuso, ad asta, ecc. Sono
dotate di miraglio, di segnalamento luminoso e sono dipinte
in maniera da poterle facilmente distinguere e individuare.
Dal REGOLAMENTO INTERNAZIONALE PER PREVENIRE GLI ABBORDI IN MARE
(clicca per vedere i segnali)
La parte
importantissima di tale regolamentazione riguarda i fanali
che ogni nave o idrovolante deve portare, in modo che sia
possibile ad un altra unità che li scorge, di dedurre la
specie di galleggiante (nave, veliero, idrovolante, barca)
che ha davanti a sé, la rotta, l' occupazione che svolge
(rimorchiatore, posacavi, peschereccio) sicché le due o più
unità in vista possano regolarsi nella manovra, secondo
dicono le norme e regole.
Prore,
Rotte e Rilevamenti La linea di fede della bussola è
praticamente solidale con la prua della nostra imbarcazione,
coincidendo con l'asse longitudinale dello scafo, l'angolo
che tale asse forma con la direzione del Meridiano (Bussola,
Magnetico o Geografico) è chiamato angolo di Prua e si
indica con Pb, Pm o Pv a seconda che sia riferito alla
direzione del meridiano bussola, del meridiano magnetico o
del meridiano geografico o vero. A bordo sono utilizzate
altre direzioni che chiameremo semplicemente Rilevamenti e
sono riferiti a oggetti o punti cospicui della costa. Il
rilevamento è l'angolo formato tra la direzione del
meridiano (Bussola, Magnetico o Geografico) e la
congiungente osservatore - oggetto osservato. Il rilevamento
può essere polare e in questo caso si conta a partire
dall'asse longitudinale dello scafo, anzichè dalla direzione
del meridiano. Si indica con la lettera r (ro) dell'alfabeto
greco. I rilevamenti e le Prore si contano circolarmente
da 0° a 360° in senso orario a partire dalla direzione Nord,
mentre il rilevamento polare può essere contato
circolarmente da 0° a 360° a partire dalla Prua o
semicircolarmente, da 0° a 180° verso dritta e da 0° a 180°
verso sinistra. In questo caso viene considerato positivo se
misurato a dritta, negativo se misurato a sinistra. Tra la
direzione della Prora, il Rilevamento e il Rilevamento
polare esiste la seguente relazione (algebrica se il
rilevamento polare è misurato semicircolarmente).
Scarroccio
e Deriva Fin qui abbiamo parlato di Prua della nave e
di direzione seguita dalla nave, supponendo che queste due
direzioni coincidano; abbiamo cioè stabilito che
l'imbarcazione si muova seguendo una direzione coincidente
con il proprio asse longitudinale. Ciò, purtroppo, in
pratica avviene molto raramente, in quanto l'azione del
vento e quella di una eventuale corrente che agiscano
obliquamente allo scafo, fanno sì che le due direzioni (Prua
e traiettoria seguita alla imbarcazione) non coincidano.
Considerando, come è giusto fare, la forza del vento che
agisce sull'opera morta dello scafo e la corrente che agisce
sulla carena della stessa imbarcazione, come due vettori,
potremo anche scomporli secondo due componenti, una secondo
l'asse longitudinale dello scafo ed una secondo quello
trasversale. Di queste due componenti, quella che agisce
secondo l'asse longitudinale può essere concorde o contraria
al moto dello scafo, provocando un incremento o una
diminuzione della sua velocità; la seconda componente,
quella scomposta secondo l'asse trasversale dello scafo,
provoca uno spostamento laterale più o meno pronunciato,
facendo sì che Prua e traiettoria del moto non coincidano.
Chiameremo la componente che causa lo spostamento laterale
componente di scarroccio se è dovuta all'azione del vento
sull'opera morta e sulle vele, mentre verrà detta componente
di deriva se è dovuta all'azione della corrente, o del moto
ondoso, sulla carena. La spinta generata dal vento o
dalla corrente fa quindi scadere lateralmente l'imbarcazione
(quando queste spinte non sono esattamente concordi o
contrarie al moto dello scafo), la quale si muoverà secondo
una direzione diversa da quella indicata dalla linea di fede
della nostra bussola. Scarroccio e deriva, gli
spostamenti laterali dello scafo dovuti al vento e alla
corrente, hanno effetti diversi sul moto dell'imbarcazione.
Il primo, causato dal vento che colpisce l'opera morta dello
scafo e le sue soprastrutture, lo spingerà sottovento, oltre
a farlo sbandare dallo stesso lato. Due scafi diversi, sotto
l'influenza dello stesso vento, si comporteranno in modo
diverso, e la quantità di scarroccio sarà diversa, essendo
essa influenzata anche dalla parte immersa di ciascuno
scafo. Definiamo scarroccio l'angolo orizzontale compreso
tra la direzione della prua della imbarcazione,
materializzabile con il suo asse longitudinale, e la
direzione secondo la quale essa si sposta, rispetto alla
superficie del mare supposta ferma (assenza di corrente). A
quest'angolo viene attribuito il segno positivo se il vento,
agendo sulla parte sinistra dello scafo, provocherà uno
spostamento sulla sua dritta, sarà negativo se agirà sulla
parte dritta dello scafo, causando uno spostamento laterale
verso sinistra. L'angolo che la direzione cardinale Nord
forma con la traiettoria descritta dalla imbarcazione, sotto
l'influenza dello scarroccio, è detta Rotta vera
superficiale (Rvs); tra questa, la Pv e l'angolo di
scarroccio (lsc) esiste la seguente relazione algebrica
L'entità dello scarroccio non è facilmente deducibile,
tuttavia un occhio allenato può valutarla osservando
l'angolo formato tra l'asse longitudinale dello scafo e la
scia dell'imbarcazione. Volendo essere pignoli quest'angolo
lo si potrebbe misurare, sempre empiricamente, sistemando a
poppa un marchingegno, costituito da un goniometro, fissato
al centro del coronamento e facendo partire dal centro dello
stesso goniometro una lenza sufficientemente lunga e munita
di un leggero peso alla sua estremità. Sarà sufficiente
leggere l'angolo che la lenza indica sul goniometro per
stabilire approssimativamente il valore dell'angolo di
scarroccio. Più marinaresco e tecnico è l'impiego di una
bussola da rilevamento per misurare approssimativamente
l'angolo di scarroccio, sempre che non vi sia un eccessivo
moto ondoso; basterà rilevare la scia dell'imbarcazione e,
successivamente, leggere il valore della Prora seguita dalla
imbarcazione, la loro differenza darà il valore dello
scarroccio. Ben più subdola è la corrente. Essa è
generata da una massa d'acqua che si sposta orizzontalmente
a limitata profondità (la maggior parte di quelle che
interessano la navigazione di superficie). Le correnti
possono avere origine dalle maree (correnti di marea), dal
vento (correnti di deriva), dalla diversa temperatura
dell'acqua (correnti di densità). Gli elementi di una
corrente che interessano la navigazione sono: la sua
direzione e la sua velocità. La prima è riferita alla
direzione verso cui la corrente va, si conta da 0° a 360°
nel senso orario, mentre la seconda viene espressa in nodi
(miglia/ora). L'effetto della corrente sul moto di uno scafo
costituisce un importante aspetto della navigazione stimata.
Non è facile rendersi conto di navigare sotto l'influsso
della corrente, soprattutto lontano da punti di riferimento
costieri. Per rendersi condo di questa affermazione è
sufficiente pensare ad uno scafo con i propulsori fermi ed
in assenza di vento, esso, pur restando perfettamente
immobile rispetto alla superficie circostante del mare, in
presenza di corrente si muoverebbe rispetto al fondo del
mare. E' come se l'imbarcazione si trovasse su una lastra
di vetro, che scivola sopra un'altra lastra; essa è immobile
rispetto alla prima lastra, ma si sposta rispetto alla
seconda. Quando lo scafo possiede un moto proprio,
questo si compone con il moto della lastra di vetro A
(corrente marina), e lo scafo si sposta, rispetto alla
lastra B (fondo del mare), secondo la risultante dei due
moti componenti (velocità e Pv propria della scafo e
velocità e direzione della corrente). L'angolo formato
tra l'asse longitudinale dello scafo e la traiettoria
descritta dallo stesso, rispetto al fondo del mare, è
chiamato di deriva (ldr). Questo prende segno positivo se la
corrente agisce sul lato sinistro dello scafo, facendolo
scadere sulla dritta; viceversa ha segno negativo. Viene
chiamato Rotta vera (Rv) l'angolo compreso tra la direzione
cardinale Nord e la traiettoria della nave rispetto al fondo
del mare. Tra la Rotta vera, la Prua vera e l'angolo di
deriva (ldr) esiste la relazione algebrica:
Nel
caso in cui vento e corrente agiscano contemporaneamente,
influenzando il moto dello scafo, la Rv sar data da:
Dal
momento che la corrente agisce in modo praticamente identico
su tutti i galleggianti che si trovano immersi in essa, di
questa se ne deve tener conto nella navigazione stimata. Più
avanti, dopo aver parlato delle carte nautiche e del
carteggio, affronteremo i problemi principali della
navigazione in presenza di corrente, che verranno risolti
graficamente, come avviene nella pratica di bordo; lasceremo
la soluzione analitica a coloro che sono soliti navigare
davanti alla scrivania. Vorrei qui richiamare un concetto
importante, che è quello di Rotta vera. E' necessario
ricordare che la Prua vera riguarda semplicemente l'angolo
che l'asse longitudinale dello scafo forma con la direzione
cardinale Nord, a prescindere dal movimento dello scafo,
mentre la Rotta vera indica l'angolo formato tra la
traiettoria descritta dallo scafo, rispetto al fondo del
mare, e la direzione cardinale Nord. L'angolo di Prua
vera esiste sempre, anche con imbarcazione ormeggiata in
banchina o "parcheggiata in giardino" ed ha il valore che
può essere letto (a meno delle correzioni relative alla
deviazione e alla declinazione) sulla bussola di rotta, in
corrispondenza della linea di fede. L'angolo di Rotta
vera, invece, esiste soltanto quando lo scafo è in
movimento, per moto proprio o per effetto di una corrente o
dell'azione del vento(nave alla deriva o nave che scarroccia
sottovento). Solo in casi eccezionali la Pv coincide con la
Rv.
Scandagli Gli scandagli sono misuratori di
profondità. Lo scandaglio più semplice è costituito da una
sagola con un peso attaccato ad un estremo. Sulla sagola si
riportano le indicazioni (marche) costituite da pezzetti di
cuoio, tessuto o piccoli cavetti di varie forme,
corrispondenti alle principali misure (quelle intermedie
venivano stimate). La misura dello zero corrisponde
all'altezza della battagliola dal livello del mare nel
momento in cui il "salmone" tocca l'acqua. Le misure
principali (5, 10, 15, 20 metri, ecc.) possono essere
marcate da strisce di cuoio (una, due, tre, quattro
strisce). I tratti di sagola compresi tra 5 e 10, tra 10 e
15 e tra 15 e 20 metri, si possono marcare con pezzetti di
commando (piccolo cavetto) con uno, due, tre, quattro nodi
(corrispondenti a 6, 7, 8, 9 metri).
Se la
nave è ferma dalla quantità di sagola filata si
determina la profondità. In realtà a causa della
corrente e del vento la sagola si dispone secondo un
certo angolo rispetto alla verticale per cui bisogna
ricavare la profondità moltiplicando la lunghezza
della sagola filata per il cos dell'angolo suddetto.
Attualmente si sfrutta la capacità di propagazione
delle onde sonore nell'acqua, propagazione che
avviene con una velocità V mediamente pari a
1500 m/s. Le onde sonore vengono emesse
nell'acqua mediante un trasduttore e si propagano
con velocità V fino a raggiungere il fondo.
Dal fondo parte dell'energia sonora viene assorbita
e parte viene riflessa in relazione alle
caratteristiche del fondo stesso. Le onde riflesse
(echi) vengono captate dal trasduttore che misura la
differenza di tempo intercorsa fra l'istante di
emissione e quello di ricezione. Tale differenza di
tempo moltiplicata per la velocità di propagazione
V e divisa per due ci dà la profondità:
I
trasduttori sono situati vicino alla chiglia in modo
da essere quanto più lontano possibile da disturbi
causati dal propulsore, da turbolenze e bolle d'aria
create dalla carena. I trasduttori hanno la
funzione di emettere e ricevere le onde sonore. Essi
sfruttano i fenomeni di Piezoelettricità e
Magretostrizione. Il primo fenomeno induce
vibrazioni in una sottilissima lamina di cristallo
(quarzo, tormalina) interposta fra le armature di un
condensatore che viene sottoposto ad un campo
elettrico alternato. L'alternanaza del campo provoca
sulle facce della lamina una trazione ed una
compressione che generano le vibrazioni emesse
nell'acqua.
Il
fenomeno è reversibile, pertanto quando al trasduttore
arrivano le vibrazioni riflesse dal fondo fanno vibrare
la lamina, che quindi genera un campo elettrico fornendo
il segnale all'amplificatore, che lo riporta
sull'indicatore.
La
magnetostrizione è quel fenomeno che genera
variazioni nelle dimensioni di una lamina di metallo
(nickel, ferro, cobalto) quando viene sottoposta
all'azione di un campo magnetico alternato, dovuto
ad una corrente alternata circolante in un filo che
attraversa la lamina. Anche questo fenomeno è
reversibile, cioè quando una lamina magnetizzata
subisce variazioni di dimensioni, genera un campo
magnetico variabile, che induce a sua volta una
tensione alternata nel filo, che fornisce quindi il
segnale rilevabile dall'amplificatore. Lo schema
a blocchi dell'ecoscandaglio è riassumibile in
quattro elementi:
-
indicatore: riporta l'andamento del fondo e la
profondità;
-
trasmettitore: genera la tensione ad alta
frequenza che eccita il trasduttore;
-
trasduttore: emette le vibrazioni nell'acqua e
riceve gli echi di ritorno che trasforma in
segnali elettrici;
-
amplificatore: amplifica gli impusi elettrici
forniti dal trasduttore e li invia
all'indicatore.
Sull'indicatore si legge la profondità e scorre,
quando la nave si muove, il profilo del fondo.
Solcometri, contamiglia e tachimetri
Lo strumento che misura il cammino percorso dalla
nostra imbarcazione è detto solcometro. Il più
semplice di questi strumenti è, come abbiamo visto,
il solcometro a barchetta. Vi sono vari tipi di
solcometro, tra i quali citiamo:
-
quello a pressione, detto anche "a tubo Pitot",
che sfrutta la pressione esercitata dall'acqua
che investe un corpo in movimento, in essa
immerso.
-
quello ad elica, che sfrutta la rotazione di un'elichetta
sistemata in carena e messa in movimento dalla
pressione che l'acqua esercita sulle sue pale,
quando lo scafo è in movimento
-
quello elettromagnetico, che sfrutta fenomeni di
elettromagnetismo (poco usato a bordo delle
imbarcazioni)
-
quello ad effetto Doppler, detto anche
Sonar-Doppler, che sfrutta l'effetto Doppler e
che, effettuando una misura riferita al fondo
del mare, è l'unico tachimetro capace di fornire
la misura della velocità effettiva. Come limite,
ovviamente, è legato alla profondità, che, se
superiore ai 600-700 metri, non consente di
ottenere misure attendibili.
È
bene comunque ricordare che la velocità misurata dai
comuni solcometri è riferita alla superficie
dell'acqua e non al fondo. Questo significa che
la velocità misurata dallo strumento può essere
notevolmente diversa da quella effettiva e riferita
al fondo del mare. Per comprendere meglio questo
concetto pensate di essere fermi in mezzo ad un
fiume, con la prua rivolta contro corrente; la
velocità misurata dal solcometro sarà uguale a
quella del fiume (velocità relativa), mentre la
vostra velocità effettiva (riferita al fondo del
fiume) è nulla. È quello che comunemente accade
quando si naviga in zone interessate da correnti
marine.
Prime nozioni sul carteggio
nautico.
Abbiamo gi avuto modo di dire che lo scopo
principale della navigazione quello di
analizzare e mettere in atto tutti gli
aspetti relativi al trasferimento di una
nave (intendendo questo termine nel suo
significato più lato), da un punto ad un
altro della superficie terrestre con la
massima sicurezza e la massima economia,
compatibilmente con gli scopi della
traversata (commercio, diporto, charter,
regata, pesca, ecc.). In relazione al
corso che stiamo affrontando, il tipo di
percorso più conveniente, che unisce due
punti della superficie terrestre, è quello lossodromico; cioè quella curva che taglia i
meridiani tutti con lo stesso angolo.
Niente di più semplice, dal momento che si
utilizza la bussola come strumento di
governo e la carta di Mercatore per
risolvere graficamente i problemi della
navigazione. La bussola, infatti, a meno
degli errori dovuti alla deviazione e alla
declinazione (i cui valori peraltro possono
essere determinati con sufficiente
precisione), ci consente di dirigere la
nostra prua secondo tutte le direzioni
dell'orizzonte. La carta in proiezione di Mercatore è, come abbiamo avuto modo di
vedere, isogonica, in essa i meridiani sono
rappresentati da un fascio di rette
parallele e conseguentemente su di essa, la
lossodromia, può essere tracciata
semplicemente con una comune squadretta.
Vediamo quindi di analizzare come si
eseguono le elementari operazioni di
carteggio nautico, quali sono gli strumenti
più adatti e come devono essere adoperati.
La matita, meglio se una portamicromine
(0.5 mm. o meglio 0.7mm.) con mine del tipo
morbido (del tipo B o 2B), offre il
vantaggio di avere una punta sempre pronta,
consentono di lasciare un tratto marcato e
sottile sulla carta, senza inciderla e, se
si ha l'accortezza di tenere una scorta di
mine di ricambio si può carteggiare per mesi
senza alcun problema. La gomma deve
essere morbida, perché altrimenti,
utilizzando una gomma eccessivamente
abrasiva, rischiamo di rovinare, con le
ripetute cancellature, la carta nautica.
Non indispensabile, ma certamente utile, una
riga metallica della lunghezza di circa 50
cm. È inoltre necessario disporre di una
o due squadrette nautiche e del compasso
nautico a doppia punta, completo di salvapunta a vite. E' vero che si
potrebbero utilizzare anche compassi
normali, ma bene ricordare che, se sono di
buona qualità, costano quanto quelli
nautici; se non lo sono, vi faranno presto
pentire di averli acquistati. Inoltre i
compassi normali hanno le punte a spillo,
che bucano la carta danneggiandola.
Il compasso largamente utilizzato nel
carteggio nautico, sia per misurare le distanze, che per
ricavare le coordinate di un punto. Gli esercizi
elementari di carteggio sono quelli qui di seguito
descritti:
-
Posizionare sulla carta nautica un punto
di coordinate note;
-
leggere le coordinate di un punto
sistemato sulla carta nautica;
-
tracciare, a partire da un punto
sistemato sulla carta nautica, una
semiretta formante, con la direzione
cardinale Nord (quindi con un meridiano),
un certo angolo;
-
leggere il valore dell'angolo che una
retta tracciata sulla carta nautica,
forma con la direzione cardinale Nord (e
quindi con i meridiani);
-
leggere la lunghezza in miglia che
separa due punti fissati sulla carta
nautica;
-
segnare, su una semiretta tracciata
sulla carta nautica, una stabilita
lunghezza in miglia.
Queste operazioni elementari di carteggio
nautico costituiranno l'argomento di questa
lezione. Vi consiglio di procurarvi tutto
l'occorrente per il carteggio (una carta
nautica, due squadrette nautiche, un
compasso, una matita, una gomma ed una riga)
e un foglio di carta sul quale prendere
appunti. Per gli esempi utilizzo una carta
didattica edita dall'Istituto Idrografico e
relativa alle Bocche di Bonifacio, potete
procurarvela anche voi ad un prezzo di poche
migliaia di lire (5.000 lire, credo che sia
il suo prezzo attuale); va benissimo per le
esercitazioni ma, ATTENZIONE, NON DEVE
ESSERE IMPIEGATA PER LA NAVIGAZIONE.
Sistemare un punto A di coordinate note,
sulla carta nautica. Come prima cosa
si procedere alla lettura attenta delle due
scale, quella della latitudine, riportata
lungo i lati verticali della carta, ai
lati (che, guarda caso, ha assonanza con
la latitudine) e con quella della
longitudine che riportata lungo i due lati
orizzontali della carta, su e giù
(anche in questo caso la parola giù dovrebbe
richiamarvi la longitudine). Si opera con
il compasso nautico e con l'ausilio di una
squadretta nautica (almeno fino a che non
avrete raggiunto una certa padronanza
nell'impiego del compasso).
Si legge, sulla scala delle latitudini il
valore esatto della latitudine del punto
(gradi, primi e decimi di primo) e, una
volta individuato, si punta una estremità
del compasso sul parallelo vicino a questo
valore; quindi si apre il compasso fino a
portare la seconda punta a coincidere con il
valore della latitudine. Senza chiudere
il compasso si va a cercare il meridiano
prossimo al valore della longitudine del
punto, individuando in questo modo
l'incrocio del parallelo e del meridiano
vicini al punto A (pA e mA in figura).
|
|
Partendo dal parallelo pA, riportiamo sul
meridiano mA l'apertura di compasso,
corrispondente alla latitudine, segnandola
con un tratto di matita. Poggiamo
l'ipotenusa della squadretta nautica su
questo segno in modo che la linea e
congiungente lo 0 con l'angolo di 90°,
incisa sulla squadretta, coincida con il
meridiano mA e tracciamo, lungo l'ipotenusa
una semiretta parallela a pA, dal lato verso
cui si trova il valore della longitudine di
A, come illustrato a lato. Disporremo ora
il compasso con una estremità sul meridiano mA e lo apriremo fino a che l'altra punta
coincida con il valore esatto della
longitudine di A: senza chiuderlo
riporteremo questa apertura lungo il tratto
tracciato precedentemente, trovando così,
sulla carta nautica, la posizione del punto
di coordinate note (clicca sulla figura per
vedere l'animazione).
Leggere le coordinate di un punto segnato
sulla carta nautica. È l'operazione
inversa alla precedente e si può procedere
nel modo che descriveremo qui di seguito.
Si poggia la squadretta nautica sul
meridiano più vicino al punto, facendo in
modo che la sua ipotenusa cada sul punto e
che la linea congiungente lo 0 con il valore
di 90°, incisa sulla squadretta, coincida
con il meridiano più vicino al punto;
tracciamo con la matita un segmentino sul
meridiano. Adesso basterà prendere il
compasso nautico e, posizionando una punta
sul segmento, tracciato precedentemente sul
meridiano, lo si aprirà fino a portare
l'altra punta a coincidere con il parallelo
più vicino.
Spostando il compasso lungo questo
parallelo, sulla scala delle latitudini si
leggerà il valore della latitudine del
punto. Per la longitudine sarà
sufficiente disporre una punta del compasso
sul punto, aprendo il compasso fino a che la
seconda punta cada sul segmento tracciato
sul meridiano; riportando questa apertura
sulla scala delle longitudini, leggeremo, il
corrispondente valore della longitudine (se
vuoi vedere l'animazione, clicca
sull'immagine). Si può procedere anche
con l'impiego del solo compasso nautico. |
|
In questo caso occorrerà sistemare una
estremità del compasso sul punto e
descrivere con l'altra un archetto che sia
tangente al parallelo più vicino al punto;
in questo modo saremo sicuri di aver
disposto la linea congiungente le due punte,
parallelamente al meridiano. Riportando
questa apertura sulla scala delle latitudini
leggeremo il valore corrispon-dente alla
latitudine. Procedendo in maniera
analoga, puntando il compasso sul punto,
descriveremo con l'altra punta un archetto
in modo che sia tangente al meridiano più
vicino; riportando questa apertura sulla
scala delle longitudini, ricaveremo il
valore della longitudine del punto
PROBLEMI DI CARTEGGIO NAUTICO |
Tracciare, a partire da un punto
sistemato sulla carta nautica, una semiretta
formante, con la direzione cardinale Nord
(quindi con un meridiano), un certo angolo a. Per eseguire questa operazione
utilizzeremo esclusivamente le squadrette
nautiche e la matita. Vediamo quindi di
conoscere meglio le squadrette nautiche e di
descriverne il loro uso.
|
Le squadrette nautiche hanno la forma di un
triangolo isoscele rettangolo; presentano
lungo i due cateti una doppia graduazione
goniometrica che ha origine nel punto
mediano dell'ipotenusa (nel punto in cui si
incontrano le linee corrispondenti ai 180°,
45°, 90°, 135° e 360°); lungo l'ipotenusa
riportata una graduazione in millimetri
(pressoché inutile per gli scopi nautici).
Se controllate la doppia graduazione
goniometrica, vi apparirà subito evidente
che essa presenta la graduazione interna
uguale a quella esterna aumentata di 180°
(allo 0° corrisponde 180°, a 10° corrisponde
190° e così via); ciò consente di tracciare,
con un'unica operazione, una direzione o la
sua opposta. |
L'uso della squadretta in pratica assai
semplice; occorre disporre lo 0 inciso
sull'ipotenusa (il punto di incontro delle
direzioni corrispondenti ai valori 180°,
45°, 90°, 135° e 360°), su un meridiano e
leggere su un cateto, in corrispondenza
dello stesso meridiano, il valore ricercato
e il suo opposto.
|
La direzione data dall'ipotenusa.
Pertanto, per tracciare, a partire da un
punto sistemato sulla carta nautica, una
semiretta formante, con la direzione
cardinale Nord, un certo angolo a, dovremo
disporre lo 0 inciso sull'ipotenusa sul
meridiano più vicino al punto A, orientando
l'ipotenusa nel quadrante corrispondente al
valore dell'angolo a. In corrispondenza
dello stesso meridiano, sul cateto, dovremo
far coincidere il valore esatto dell'angolo a. |
L'ipotenusa taglierà il meridiano secondo
l'angolo a; basterà ora farla scorrere
parallelamente a se stessa, con l'ausilio di
un'altra squadretta e, quando l'ipotenusa si
troverà sul punto, tracceremo la semiretta
orientata secondo la direzione ricercata.
Leggere il valore dell'angolo che una
retta tracciata sulla carta nautica, forma
con la direzione cardinale Nord (e quindi
con i meridiani). Dovremo procedere
in modo del tutto opposto alla descrizione
precedente. Nell'affrontare questo problema
si presentano due casi; di questi uno ci
consente di effettuare la lettura
direttamente, l'altro richiede una semplice
operazione di trasporto.
|
La circostanza più favorevole si presenta
quando la retta tracciata sulla carta
interseca un meridiano; in questo caso sarà
sufficiente poggiare la squadretta facendo
coincidere, esattamente, la linea incisa
lungo l'ipotenusa con la retta tracciata
sulla carta, prestando attenzione affinché
il punto 0 della squadretta (il centro della
linea incisa sulla sua ipotenusa) cada
esattamente sul meridiano. Risulta a
questo punto molto agevole effettuare la
lettura in corrispondenza del cateto
intersecato dallo stesso meridiano.
|
Se invece la semiretta tracciata non
interseca nessun meridiano non potremo
procedere alla lettura diretta dell'angolo e
dovremo procedere al trasporto della
semiretta tracciata, parallelamente a se
stessa, servendoci di un'altra squadretta.
Quando incontreremo un meridiano, faremo
coincidere con questo lo 0 tracciato
sull'ipotenusa ed eseguiremo la lettura come
nell'esempio precedente.
I luoghi di posizione e loro
tracciamento
Sono detti luoghi di posizione quei luoghi
geometrici costituiti da quei punti in cui
si può effettuare una certa misura ottenendo
sempre lo stesso risultato. Per esempio la
circonferenza è un luogo di posizione in
quanto da ogni punto della sua circonferenza
può effettuarsi la misura della distanza dal
centro, ottenendo sempre lo stesso valore,
vale a dire il raggio della circonferenza.
In navigazione questo luogo di posizione è
detto
Cerchio di uguale distanza
Gli altri
luoghi geometrici sono:
il Rilevamento di un punto;
l'Allineamento ;
le Batimetriche;
il Cerchio Capace
Cerchio di uguale distanza È
determinato misurando la distanza che separa
l'imbarcazione da un oggetto osservato.
Determinata questa distanza, si traccia la
circonferenza con centro sul punto osservato
e apertura pari alla distanza misurata.
L'imbarcazione si troverà in un punto
qualunque della circonferenza. |
|
|
Rilevamento di un punto
Esso è determinato dalla semiretta che,
partendo dal punto segnato sulla carta,
forma con i meridiani un angolo uguale al
valore di quello misurato da bordo. Il
Rilevamento viene misurato con la bussola da
rilevamento portatile o con il cerchio azimutale piazzato sulla bussola di
rotta. |
Allineamento
L'allineamento di due punti è la
semiretta che congiunge i due punti
osservati. L'allineamento può
essere esterno o interno; nel primo
caso l'osservatore osserva i due
oggetti dalla stessa parte, nel
secondo caso l'osservatore si trova
tra i due oggetti e ne vede uno in
direzione opposta all'altro.
L'allineamento può essere
determinato senza l'uso di alcuno
strumento, essendo sufficiente
l'osservazione diretta dei due
oggetti. L'allineamento si dice
sensibile quando il rapporto
tra la distanza che separa
l'imbarcazione dall'oggetto più
vicino e la distanza tra i due
oggetti in allineamento, è inferiore
a 5. |
|
Batimetria
Le batimetriche sono le linee che uniscono
tutti i punti che hanno la stessa
profondità. Pertanto stando su una Batimetrica e misurando con uno scandaglio
la profondità, otterremo sempre lo stesso
valore. Queste linee sono disegnate sulla
carta nautica e quindi non occorre
tracciarle.
-
La patente entro le 12 miglia e senza
alcun limite è obbligatoria per chiunque
assuma il comando e la condotta di unità
da diporto di lunghezza inferiore o
uguale a 24 metri per la navigazione
oltre le sei miglia dalla costa o entro
le sei miglia (oltre le 12 miglia
occorre l'abilitazione senza alcun
limite), quando l'apparato motore abbia
cilindrata superiore a:
-
750 cc se a carburazione a due
tempi;
-
1000 cc se a carburazione a quattro
tempi fuori bordo;
-
1300 cc se a carburazione a quattro
tempi entro bordo;
-
2000 cc se a motore diesel;
-
comunque con potenze superiori a
40.8 cv.
-
La patente per navi da diporto è
indispensabile per il comando e la
condotta delle unità di lunghezza
superiore a 24 metri.
-
Nessuna abilitazione è prevista per il
comando e la condotta di unità di
lunghezza inferiore a 24 metri quando
queste navighino entro le sei miglia ed
abbiano apparato motore con cilindrata e
potenza inferiore a quelle indicate al
primo punto. Occorre però avere:
-
Compiuto 18 anni per comandare e
condurre imbarcazioni a motore, a
vela con motore ausiliario e
motovelieri;
-
Compiuto 16 anni per i natanti a
motore, a vela con motore ausiliario
e motovelieri;
-
Compiuto 14 anni per i natanti a
vela con superficie velica superiore
a 14 mq nonché per unità a remi che
navigano entro 1 miglio dalla costa;
-
Compiuto 16 anni per la condotta di
moto d'acqua e altre unità diverse
da quelle dei punti b) e c) sulle
quali sia installato un apparato
motore con cilindrate e potenza
inferiori a quelle stabilite al
primo punto.
In caso di "uomo
in mare" occorre mettere immediatamente
il timone tutto dal lato di caduta, *
discostando cosi la poppa ed elica dal
naufrago, lanciare un salvagente (di notte
con boetta luminosa) e se c’e, un segnale
fumogeno arancione, al fine di segnalare il
punto (in mare è estremamente facile perdere
di vista la testa di una persona, anche con
piccole onde). Manovrando in tal modo, il
natante descriverà un arco completo fino a
tornare nelle vicinanze del naufrago; questi
sarà avvicinato sottovento (la parte
opposta da cui spira il vento), per evitarne
l’investimento, e si porrà tempestivamente
il motore in folle (solo una grossa
imbarcazione si avvicinerà da sopravvento,
cosi da riparare la zona critica dal vento e
dal moto ondoso, lasciandosi scarrocciare).
In fiume la stessa manovra va eseguita
sempre controcorrente, per evitare di essere
sospinti dalla medesima contro il
malcapitato.
Altra manovra
consiste nell’accostare dapprima di 60°
verso il lato di caduta e, poi, dalla parte
opposta, assumendo cosi una rotta inversa a
quella iniziale, questo consentirà di
tornare pressoché esattamente sul posto,
anche se la manovra e stata iniziata con
ritardo. Il ricorso all’uno o all’altro
metodo può dipendere naturalmente da
eventuali ostacoli, dallo stato del mare ed
infine dalle caratteristiche evolutive del
natante.
*Casomai
ponendo tempestivamente il motore in folle,
cosi da neutralizzare il pericolo costituito
dall’elica; e ciò, sempre con riferimento ad
imbarcazioni di buona lunghezza e che
procedono a normale andatura. Perché, e
ovvio, su unita non grandi e veloci non vi
sarà il necessario tempo per certe manovre.
(Aggiornato al decreto 05.10.1999,
nr. 478)
S P E
C I E D I
N A V I G A Z I O N E
(la «x» indica
l’obbligatorietà - il numero
tra parentesi indica le
quantità) |
A) Dotazioni di
sicurezza per le unità da diporto
(con o senza marcatura CE)
|
Senza alcun
limite |
Entro 50 miglia |
Entro 12
miglia |
Entro 6
miglia |
Entro 3
miglia |
Entro 1
miglia |
Entro 300
metri |
Nei fiumi , torrenti
e corsi d’acqua |
zattera di salvataggio
(per tutte le persone a
bordo) |
x |
x |
|
|
|
|
|
|
apparecchi galleggianti
(per tutte le persone a
bordo) |
|
|
x |
|
|
|
|
|
cinture di salvataggio
(una per ogni persona a
bordo) |
x |
x |
x |
x |
x |
x |
|
x |
salvagente anulare con
cima |
x (1) |
x (1) |
x (1) |
x (1) |
x (1) |
x (1) |
|
x(1) |
boetta luminosa |
x (1) |
x (1) |
x (1) |
x (1) |
|
|
|
|
boetta fumogena |
x (3) |
x (2) |
x (2) |
x (2) |
x (1) |
|
|
|
bussola e tabelle di
deviazione (a) |
x |
x |
x |
|
|
|
|
|
orologio |
x |
x |
|
|
|
|
|
|
barometro |
x |
x |
|
|
|
|
|
|
binocolo |
x |
x |
|
|
|
|
|
|
carte nautiche della zona
in cui si effettua la
navigazione |
x |
x |
|
|
|
|
|
|
strumenti da carteggio |
x |
x |
|
|
|
|
|
|
fuochi a mano a luce
rossa |
x (4) |
x (3) |
x (2) |
x (2) |
x (2) |
|
|
|
razzi a paracadute a luce
rossa |
x (4) |
x (3) |
x (2) |
x (2) |
|
|
|
|
cassetta di pronto
soccorso (b) |
x |
x |
|
|
|
|
|
|
fanali regolamentari (c) |
x |
x |
x |
x |
x |
|
|
|
apparecchi di
segnalazione sonora
(d) |
x |
x |
x |
x |
x |
|
|
|
strumento di
radioposizionamento
(LORAN , GPS) (e) |
x |
x |
|
|
|
|
|
|
apparato VHF |
x |
x |
x |
|
|
|
|
|
riflettore radar |
x |
x |
|
|
|
|
|
|
E.P.I.R.B (Emergency
Position Indicanting Radio
Beacon) |
x |
|
|
|
|
|
|
|
B)
Ulteriori dotazioni di sicurezza per
le unità senza marcatura CE
Pompa o altro attrezzo di
esaurimento |
x |
x |
x |
x |
x |
x |
|
|
Mezzi antincendio -
estintori : come indicato
nella Tabella All. A)
annessa al D.M. 21 gennaio
1994 n. 232 (e) |
x |
x |
x |
x |
x |
x |
|
|
Note :
le tabelle di deviazione sono
obbligatorie solo per le
imbarcazioni da diporto.secondo
la tabella D allegata al Decreto
del Ministero della sanità n.
279 del 28 maggio 1988. Nel
caso di navigazione diurna fino
a dodici miglia dalla costa i
fanali regolamentari possono
essere sostituiti con una torcia
di sicurezza a luce bianca, per
le unità aventi una lunghezza
superiore a metri 12 è
obbligatorio anche il fischio e
la campana. (la campana può
essere sostituita da un
dispositivo sonoro portatile).
I natanti, indipendentemente
dalla potenza del motore, devono
avere a bordo solo un estintore.
Per le imbarcazioni, il numero
degli estintori e la capacità
estinguente sono stabiliti alla
lett. A) della tabella annessa
al citato D.M. 232\1994.
|