Apparecchio
di segnalazione luminosa, utilizzato per
fornire sicuri punti di riferimento per la
navigazione aerea e marittima, generalmente
costituito da una sorgente luminosa e da un
apparato ottico disposti per i fari marittimi
su un'elevata costruzione eretta in punti
salienti della costa e presso i porti, per i
fari d'aeroporto sull'edificio più alto che di
norma è la torre di controllo. Il primo faro
del quale si abbiano sicure notizie è quello
costruito da Sostrato di Cnido sull'isolotto
di Pharos presso Alessandria d'Egitto e
inaugurato nel 280 a. C. Si trattava di una
torre a terrazze alta 120 m, annoverata tra le
sette meraviglie del mondo, sulla cui sommità
veniva di notte mantenuto acceso un fuoco di
legna resinosa e di sostanze oleose, la cui
luce veniva proiettata a distanza da specchi
metallici. In epoca romana di tali costruzioni
ne esistevano presso molti porti del
Mediterraneo e sulla Manica; all'opera di
Sostrato si ispirarono anche le costruzioni
successive come la Torre della Meloria
(costruita per la prima volta nel 1154) e la
Lanterna di Genova (costruita nel 1139 e la
cui ultima ricostruzione, quella attuale,
risale al 1543), fino alla
Statua della
Libertà di New York e al Faro della Vittoria
di Trieste. Con lo sviluppo della tecnica sono
stati migliorati sia le strutture
dell'edificio sia il sistema ottico,
costituito fino a circa la metà del sec. XVIII
da specchi sferici, successivamente da specchi
parabolici (Borda) e quindi da apparati
diottrici (Fresnel). Questi ultimi, che
consentono di ottenere un elevato rendimento
luminoso concentrando la maggior parte della
potenza luminosa in una determinata direzione,
sono generalmente formati da una lente di
Fresnel posta tra anelli di prismi
catadiottrici ed eventualmente da specchi
sferici diottrici posteriori . La luce dei
fari attuali viene fornita da lampade ad arco
alimentate da corrente elettrica; solo in
pochi casi (impossibilità di allacciamenti
diretti o di installazione in loco di gruppi
elettrogeni) si adottano ancora lampade a
petrolio o ad acetilene. Attributi importanti
di un faro sono la portata e la caratteristica
luminosa. La prima, distinguibile in portata
luminosa, funzione dell'intensità della
sorgente e della trasparenza dell'atmosfera, e
in portata geografica, funzione delle altezze
sul livello del mare della sorgente luminosa e
dell'osservatore, dà la distanza alla quale
può essere visto il faro (da 25 a 40 miglia
per i grandi fari).
La seconda,
costituita per ciascun faro da una particolare
durata e sequenza di impulsi luminosi (luci) e
di buio (eclissi), oppure da una speciale
colorazione della luce (rossa o verde),
rappresenta il segno distintivo del faro e lo
rende facilmente riconoscibile. La
caratteristica luminosa si può ottenere
facendo ruotare attorno alla sorgente il
sistema ottico o anche uno schermo opaco,
oppure facendo variare l'intensità della
sorgente fino ad accenderla e spegnerla con le
cadenze previste (faro a intermittenza). La
probabile distanza di avvistamento di un faro
in condizioni di buona visibilità è definita
come "portata nominale": questa si calcola in
base alla distanza massima alla quale sia
visibile il faro quando la trasparenza
atmosferica è pari a 18,5 chilometri. La
portata nominale consente di definire meglio
la posizione della nave rispetto al faro in
quanto basta consultare i grafici riportati
sui documenti nautici dopo aver stabilito la
visibilità (trasparenza) atmosferica in base
ai dati forniti dai bollettini meteo e dalle
stazioni marittime locali.